C’è un tipo di fiducia che non fa rumore, ma pesa. Quella che passa da una frase semplice, detta senza costruirci sopra, eppure chiarissima. Alla vigilia di Juventus-Roma, Gian Piero Gasperini ha parlato di Matías Soulé con il tono di chi non sta lanciando un giocatore: sta certificando un ruolo.
Soulé dentro la crescita del gruppo
Gasperini parte largo, quasi a proteggere l’equilibrio dello spogliatoio: “Sono molto soddisfatto di Soulé, ma lo sono di tutti in generale”. E poi spiega il contesto che rende tutto più solido: “È una squadra che gioca con grande spirito e che ha il consenso dei propri tifosi, anche quando non riesce a raggiungere il risultato sperato”.
C’è un passaggio chiave, perché sposta il discorso dalla prestazione al progetto: “Questa è la cosa più importante”. Significa che il percorso è riconosciuto, che la squadra sta costruendo un’identità e che dentro quell’identità Soulé non è un ospite, ma un ingranaggio.
Il dettaglio che racconta il suo calcio
Poi arriva la frase che accende tutto: “Soulé, sicuramente, tra tutti quanti ha delle caratteristiche particolari che piacciono di più alla gente”.
È una definizione che nel calcio conta: perché “piacere alla gente” non è estetica fine a sé stessa. È saper accendere lo stadio, rompere uno spartito, creare qualcosa che non è previsto. È quel tipo di talento che, in una partita bloccata, può cambiare la direzione con una giocata sola.
Il segnale prima di Torino
Alla vigilia di un match come Juventus-Roma, Gasperini non sta solo facendo una carezza. Sta dicendo che Soulé è un volto riconoscibile della sua Roma: uno di quelli che possono trascinare, interpretare, prendersi responsabilità.
E quando un allenatore così “misurato” nelle parole mette un giocatore nel punto in cui il pubblico lo vede già, è perché sente che il progetto sta andando nella stessa direzione.