
Guido Fienga, ex CEO giallorosso, è tornato a parlare del suo periodo alla Roma, caratterizzato da luci e ombre, e lo ha fatto nel corso di un’intervista per il podcast Thriving Minds with Alberto Zandi. Fienga in particolare si è concentrato su quella che è forse la situazione che ha più caratterizzato il suo mandato a Trigoria, ovvero la decisione di non rinnovare il contratto a Daniele De Rossi.
L’ex CEO giallorosso ha spiegato che non è stato un periodo semplice, ci furono forti contestazioni da parte dei tifosi, gli stessi che poi, riconoscendo la bontà del suo lavoro, gli chiesero scusa. Ecco le sue parole.
Fienga: “Decisi di non rinnovare De Rossi, il giorno dopo c’erano 7mila persone sotto il mio ufficio”
“Dopo due settimane dalla mia nomina decisi di confermare la decisione di non rinnovare De Rossi. Dopo due giorni c’erano 7000 persone sotto il mio ufficio che volevano ammazzarmi. Sono stato sotto scorta per quattro mesi. Vi lascio immaginare l’accoglienza nei miei confronti. Poi ho continuato a gestire il club con piena trasparenza, spiegando ai tifosi che i nostri ruoli sono diversi: tutti vogliono raggiungere il successo, ma loro devono fare i tifosi e io devo fare il CEO”.
Fienga: “Una delegazione della Curva Sud è venuta a scusarsi”
“Sono stati due/tre anni di grande pressione, ma ho solo fatto il lavoro come so fare. Quando è terminato il mio mandato uno dei miei assistenti mi ha chiamato e mi ha detto che c’era una delegazione della Curva Sud che voleva darmi un regalo. Era uno stemma della Roma con una nota in cui mi ringraziavano e mi chiedevano scusa. Scrissero che probabilmente non erano d’accordo con me su alcune decisioni, ma che avevano capito ciò che avevo fatto e mi rispettavano”.