Okaka si racconta: dal gol di tacco a Spalletti, poi l’aneddoto su Ranieri

L’ex attaccante giallorosso Stefano Okaka è tornato a parlare di Roma nel corso di un’intervista

Jacopo Pagliara -
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Stefano Okaka
Stefano Okaka (foto UEFA.com)

Stefano Okaka è tornato a raccontare il suo passato in giallorosso durante un’intervista concessa a Cronache di Spogliatoio. L’attaccante ha ripercorso gli anni vissuti alla Roma, soffermandosi in particolare sullo storico gol di tacco realizzato contro il Siena, uno dei momenti più iconici della sua carriera. Nel corso della conversazione ha anche ricordato il rapporto con Luciano Spalletti e Claudio Ranieri, due allenatori che hanno inciso in modo significativo sul suo percorso e sulla sua crescita professionale. Queste sono state le sue parole.

Le dichiarazioni di Stefano Okaka

Ripensando al celebre gol di tacco, Okaka ha raccontato:

«Un gol promozione di tacco? Li ho già fatti, sono finiti i bonus. Ma andrebbe bene anche un calcio di rigore. Istinto puro, nient’altro. Il contesto ha reso storico quel gol: io che sono cresciuto a Roma, De Rossi che esulta rincorrendomi e urlandomi “Ma che hai fatto?”… e poi l’Olimpico: raramente l’ho visto così. A distanza di 16 anni la gente ancora me lo fa rivedere. Il giorno dopo sono partito per il Fulham. Era tutto fatto già prima della partita, ma il mister una volta rientrati nello spogliatoio mi disse: “Ora faccio qualsiasi cosa per non farti andare”. I documenti però erano già partiti».

Il gol di Okaka al Siena
Il gol di Okaka al Siena (foto Sky Sport)

Parlando invece del legame con Antonio Cassano, l’ex attaccante ha spiegato:

«Era l’anno in cui abbiamo perso lo Scudetto contro la Sampdoria di Cassano. Ad Antonio lo dico sempre: Tutta colpa tua. A Parma avevo discusso con la società ed ero finito fuori rosa. Ricordo che Cassano una sera mi chiamò per sapere qualcosa di più e il giorno dopo andò a parlarci. Gli sarò riconoscente per tutta la vita: il giorno dopo mi reintegrarono in squadra. Antonio è stato un genio del calcio mondiale. Dovevate vederlo in allenamento. È nato per il calcio: uno dei migliori di sempre».

Nel ricordare un trasferimento sfumato, Okaka ha aggiunto:

«Io ero praticamente del Milan. Non avevamo stampato il cartellino perché mancavano le fototessere, ma mi avevano detto: Quando torni la prossima settimana completiamo tutto. Non sono più tornato».

Tornando agli inizi in giallorosso, ha descritto così l’impatto con l’ambiente Roma:

«Il primo giorno ci accolse Bruno Conti. Ci mostrò tutto il centro sportivo: una volta visti bar e ristorante ho capito fosse il posto giusto per me. E poi avrebbero permesso alla mia famiglia di vivere lì dentro: cosa che oggi sarebbe impossibile. Mio padre ogni giorno si fermava a fare colazione con Totti, De Rossi, Cassano e Montella. Era la normalità per tutti. E poi spesso incontrava Spalletti: “Mister, come si comporta Stefano? È bravo”. Per me è come se fosse stato un secondo padre».

Ripercorrendo alcuni aneddoti della sua esperienza a Trigoria, Okaka ha raccontato:

«A 18 anni arrivai a Trigoria con un’auto molto costosa. Parcheggiai davanti all’ufficio di Spalletti. Mi vide: “Se ti presenti un’altra volta con questa, non giochi più”. Una volta contro l’Atalanta mi mise in campo a pochi minuti dalla fine. Diciamo che non entrai col piglio giusto… ma il controllo antidoping e Vito Scala mi salvarono. Mi disse: “Non uscire da questa porta, se ti prende ti stritola”. Ancora oggi ci scherziamo».

Soffermandosi sulla figura di Luciano Spalletti, ha sottolineato:

«Nessuno lo dice, ma ha creato un modulo che è passato alla storia. Ha reinventato Totti centravanti facendogli vincere la Scarpa d’Oro».

Ricordando la sua prima convocazione in Serie A, ha aggiunto:

«Fossi entrato sarei diventato il più giovane di sempre nella storia del calcio italiano. A 15, 16 anni ero visto come uno dei migliori al mondo. Convivere con quell’etichetta è stato molto complicato. Dovevo sempre dimostrare di essere il migliore. Ho sentito il peso a una certa».

Tra i momenti più duri vissuti in carriera, Okaka ha citato anche una infausta serata europea:

«La partita col Manchester? Non la dimenticherò mai. Lì però ho capito la personalità e la leadership di certi campioni: in hotel ci siamo chiusi in camera di Totti o De Rossi. Ci dicevamo: “Ma che è successo?”. Senza fare drammi, ma eravamo tristi».

Infine, parlando del successo in Coppa Italia, ha concluso:

«Eravamo 7-8 del settore giovanile. Una situazione che non si ripeterà più. C’erano ovviamente De Rossi e anche Chivu: non pensavo facessero gli allenatori, ma per la personalità che hanno sono destinati ad arrivare al top. Sono ossessionati dal calcio».