Bove, il tempo giusto delle cose: amicizia, paura e un presente da abitare

Il centrocampista della Roma si racconta su GQ Italia insieme all’amico tennista Flavio Cobolli: dallo shock del malore alla scelta di vivere l’oggi, un passo alla volta

Jacopo Mandò -
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Edoardo Bove
Bove-Cobolli su GQ Italia: paura, amicizia e il presente come metodo – Romaforever.it

C’è un tempo per correre e un tempo per fermarsi. Edoardo Bove oggi sta in mezzo, nel punto più difficile: quello in cui non prometti nulla, ma lavori. Nel dialogo con Flavio Cobolli per GQ Italia c’è tutto: lo spavento, la rete degli affetti, la pazienza di chi ha capito che il presente non è una sala d’attesa ma una stanza da abitare.

L’amicizia come cintura di sicurezza

Cobolli ricorda il gelo di quel pomeriggio, il rumore che diventa silenzio, la corsa a informarsi, la vicinanza degli amici—anche a distanza. È il romanzo minimo delle cose che contano: un compagno, un messaggio, una mano che resta. Da GQ arriva la fotografia più vera: Bove e Cobolli non fanno retorica, raccontano come si attraversa la paura senza farne uno slogan.

Il presente come metodo

Bove non alza l’asticella delle promesse: pensa all’oggi, al lavoro quotidiano, alla possibilità—non alla certezza—di tornare. È un lessico nuovo per chi vive di risultati: scomporre l’orizzonte in esercizi, rinunce, piccoli miglioramenti. Un realismo che non nega il sogno, lo educa.

La ferita e il cammino

Quel 1° dicembre ha spaccato il calendario: collasso in Fiorentina-Inter, corsa in ospedale, poi l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo e una riabilitazione lunga, clinica ed emotiva. Il racconto pubblico di Bove, negli ultimi mesi, ha dato un alfabeto alla fragilità: nominare la paura per poterla attraversare.

Cosa resta alla Roma (e a noi)

Resta l’idea che una squadra non è solo una classifica: è un luogo dove la vita dei singoli pesa. La Roma oggi non chiede a Bove una scadenza, ma un percorso: che il lavoro faccia il suo giro, che il corpo decida i tempi, che il calcio—se vorrà—torni ad essere mestiere e non solo ricordo. Nel frattempo, stare: vicino, sobri, pronti ad aspettare.