Nell’intervista concessa in esclusiva a Il Romanista, Lorenzo Pellegrini parla soprattutto di Gian Piero Gasperini. E lo fa senza fronzoli: un tecnico “da campo”, schietto, centrato su lavoro, mentalità e principi chiari — recupero palla alto, dominio dell’inerzia, aggressività strutturata. «La strada è quella giusta», ripete il capitano di fatto, riconoscendo che il gruppo ha già interiorizzato molto: «Si vedono cose diverse rispetto a prima». Dentro c’è un messaggio alla piazza: la crescita è tangibile, ma passa dal dettaglio quotidiano.
Allenatore da campo, rapporto diretto
Pellegrini descrive un Gasp pragmatico, poco incline ai giri di parole: «È schietto, si concentra su ciò che fai sul campo». Anche nel suo rientro post-infortunio, il tecnico lo ha trattato “come uno degli altri”, chiedendo disponibilità e precisione. È una leadership che semplifica: poche parole, obiettivi pratici, standard chiari. E il gruppo — sottolinea Lorenzo — risponde con dedizione.
Pressing e recupero alto: la differenza si vede
La cifra è tattica e mentale: «Vuole recuperare palla in fretta, dominare la partita». Difensori che accorciano, corpi proiettati in avanti, riaggressione immediata: ciò che prima si vedeva a sprazzi, oggi è un’abitudine. Non è solo volume di gioco: è campo “accorciato” e tanta produzione (anche a San Siro), con l’obiettivo dichiarato di alzare la qualità della finalizzazione.
Obiettivi? Prima migliorare, poi dichiarare
Sulle ambizioni, il capitano è netto: «Non precludiamo nulla, ma parliamo dopo». Tradotto: identità, continuità e cinismo. L’idea di Gasperini — insiste Pellegrini — convince perché rende la Roma padrona di sé, dentro partite sporche e notti ad alta quota. La rotta, per chi ascolta Lorenzo, è tracciata.