Il tempo stringe e il messaggio è chiaro: per restare alla Roma, Paulo Dybala dovrà accettare un taglio all’ingaggio. Il contratto scade il 30 giugno, il club ragiona su un nuovo accordo triennale, ma i colloqui non sono ancora partiti. Intorno, il mercato ha già acceso i fari: Boca, Flamengo, Inter Miami e Al-Nassr monitorano; Paredes—amico e connazionale—spinge per Boca. In mezzo, la variabile di sempre: la salute del 10. Quando c’è, sposta; quando manca, pesa il salario da top rispetto alle presenze.
Il bivio
La Roma ha fissato la linea: sostenibilità. L’idea è un prolungamento 3 anni con ingaggio rimodulato rispetto agli 8 milioni attuali. Senza apertura del giocatore, lo scenario d’addio torna concreto. Il club non vuole arrivare a giugno a mani legate: chiarezza in tempi brevi.
Le sirene estere
MLS e Arabia restano soluzioni economicamente robuste; Boca è la suggestione del cuore (con Paredes a fare da “sponda”), Flamengo la vetrina più calda del Sudamerica. Tutte piste in ascolto, pronte a muoversi se la trattativa con la Roma non decolla.
Campo, stop e peso specifico
Il paradosso resta lo stesso: Dybala fa la differenza—gol, assist, ultima giocata—ma gli stop ricorrenti alimentano i dubbi sull’investimento. Gasperini lo vuole più vicino alla porta, la Roma chiede continuità: minuti, gol e leadership per giustificare il nuovo orizzonte contrattuale.