
Francesco Totti — leggenda eterna della Roma — ha fatto il suo rientro (virtuale) nel mondo del calcio con il videogioco FC26, nel ruolo “Leggenda”, un tributo alla carriera che ha infranto record e scolpito memorie. In occasione del lancio, Totti ha concesso una breve intervista, soffermandosi soprattutto su un tema che lo accompagnerà sempre: cosa significa essere capitano.
La fascia come responsabilità
“Hai una cosa diversa rispetto agli altri giocatori, hai una responsabilità grande sia in campo sia fuori. Questa è la dimostrazione di essere un leader. Non è facile portare la fascia al braccio, altrimenti la porterebbe chiunque…”, ha detto l’ex numero 10, con quella semplicità che rende vere le sue parole. La fascia non è un ornamento: è un patto con la squadra, con la città, con la storia. Totti lo sa bene, perché lo ha vissuto da protagonosta per decenni.
Accendere lo spirito con onore
Quando gli è stato chiesto in che modo un capitano accende lo spirito di una squadra, ha risposto così: “Quando hai quella striscia diversa da tutti gli altri vuol dire che hai qualcosa in più, quindi devi far vedere l’importanza e soprattutto l’onore di portare quella fascia”. In quel “qualcosa in più” c’è presunzione, ma anche umiltà: chi la prende, accetta di esporsi, di essere esempio, di portare dentro la pressione della tribuna, delle critiche, delle aspettative.
Oggi, nel mondo virtuale, Totti torna sui campi digitali per ricordare che le sue idee non erano solo per la vita reale: leadership, responsabilità, rispetto. Il gioco cambia, i modelli possono passare al digitale, ma quel tipo di valori, quella aura della fascia, restano universali. Essere capitano non è una questione di tempo giocato: è un modo di stare nel gruppo, di dare voce e responsabilità, di mostrare che ci sei, sempre, anche quando è difficile.