Pastorella (ex Roma): “Ero l’unico romanista in dirigenza, serviva dare la coppa ai quartieri”

L’ex dirigente giallorosso racconta dalla prospettiva di chi amava la Roma da tifoso: idee, critiche, speranze restituiscono un’immagine di cosa significhi essere vera comunità.

Jacopo Mandò -
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Francesco Pastorella
Francesco Pastorella a RomaTG afferma: “Quella coppa è dei tifosi” e parla dell’idea di portarla nei quartieri popolari – Romaforever.it

Francesco Pastorella, già direttore del dipartimento Sustainability & Community Relations della Roma, torna davanti ai microfoni di RomaTG per mettere in luce cosa vuol dire essere dentro la società con la passione nel cuore. Con schiettezza, espresso in veste di tifoso più che di dirigente, racconta le sue iniziative, le difficoltà, e quell’orgoglio che nasce dal lavoro fatto per la gente che ama la Roma.

“Un ambiente che non capiva le nostre esigenze”

Pastorella sottolinea una distanza percepita fra le stanze dei piani alti e il sentimento popolare: “Lavorare in un ambiente in cui sei l’unico direttore generale romanista è dura”. Racconta dei colleghi con radici da fuori Roma, da altri Paesi o città: “non capivano le nostre esigenze”. Vuole dire molto: esigenze di quartiere, attaccamento, quel modo di vivere la Roma che non si compra, che non si delega.

La coppa condivisa, i gesti che restano

Tra le sue proposte che meglio descrivono la visione c’è l’idea di portare la Conference League nei quartieri popolari: “Quella coppa è anche dei tifosi”. Pastorella ricorda quando, dopo la vittoria, volle che la coppa fosse mostrata ai rioni, ai bambini, ai non vedenti. “Una di loro l’ha sollevata dicendo: ‘Questa coppa è di tutti’”. Un’immagine che smuove la pelle, forse più di mille parole.