
Mile Svilar ha deciso di essere determinante ancora una volta. Al termine della sfida tra Roma e Fiorentina, il portiere giallorosso si è concesso ai microfoni con parole semplici, ma piene di intensità, mostrando il suo carattere e il legame profondo con la squadra.
“L’ultima su Kean è stata la parata più difficile di questa giornata”, ha detto con fierezza, riferendosi a quell’intervento che ha salvato il risultato nel momento in cui il cronometro si avvicinava inesorabilmente alla fine. Un gesto tecnico che ha avuto il peso specifico di un gol, perché quando il risultato è in bilico, un intervento può cambiare il senso dell’intera gara.
Ma Svilar non si è fermato al singolo episodio. Ha guardato avanti, come chi sa di avere ancora qualcosa da dimostrare. “Io voglio aiutare la squadra a vincere: dobbiamo vincere le ultime tre partite poi vediamo che succede”, ha proseguito. Un richiamo chiaro alla determinazione, al senso di responsabilità, alla convinzione che ogni partita può ancora scrivere qualcosa di importante in questa stagione.
Il suo non è solo un ruolo tecnico, ma anche uno umano. Lo dimostra quando sposta l’attenzione su Edoardo Bove, compagno di squadra e figura centrale nello spogliatoio romanista. Le sue parole lo descrivono con una sensibilità rara: “Bove è una bravissima persona, un calciatore incredibile con un cuore buonissimo. Gli auguro il meglio e di fare ciò che ama al più presto”. Non è semplice cortesia: c’è affetto sincero, c’è una stima che va oltre il campo e racconta quanto forte sia il legame tra chi indossa gli stessi colori.
In questa intervista, Svilar non ha solo parlato di calcio. Ha lasciato trasparire un’identità forte, quella di un ragazzo che ha imparato a reggere la pressione e a trasformarla in energia. Non si è limitato al compito tecnico di difendere la porta, ha mostrato una visione ampia, che tocca sia gli obiettivi sportivi sia la dimensione emotiva di una squadra unita.
Nel suo sguardo si legge l’ambizione, nella sua voce la tranquillità di chi sa che per essere grandi serve costanza, non solo talento. La Roma oggi ha un portiere che non teme il peso delle aspettative, ma che le accoglie e le affronta con lucidità, mettendo sé stesso al servizio di un progetto che guarda al futuro con determinazione. E ora un solo obiettivo: blindarlo.