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Lazio zona rossa, da lunedì tutte le scuole in Dad. Parrucchieri e barbieri chiusi

Si può andare nelle seconde case
Venerdì 12 marzo 2021
Per la prima volta da quando esiste il sistema dei colori, differenziato da Regione a Regione, il Lazio entra in fascia rossa, trascinato dall'effetto della diffusione delle varianti. Succederà lunedì, quando tutte le scuole faranno didattica a distanza, chiuderanno bar e ristoranti (consentita la consegna a domicilio), resteranno aperti solo i negozi di prima necessità, vietati gli spostamenti anche all'interno della Regione se non per motivi di lavoro, necessità e salute. L'indice di trasmissione del Lazio (l'Rt) è a 1,3 e non era così alto da nove mesi, vale a dire da giugno scorso. Questo valore fa scattare la zona rossa, con un doppio salto per il Lazio che fino a domenica resterà giallo. Avverte l'assessore alla Salute, Alessio D'Amato: «Attenzione, lo scenario previsto è di netto peggioramento».

Fine settimana
Il passaggio nella classificazione di rischio molto alto avverrà solo lunedì e questo alimenta i timori che vi possano essere degli eccessi negli ultimi due giorni in giallo, che coincidono con il fine settimana (oggi e domani). Ma cosa è successo nel Lazio? I numeri sono davvero così preoccupanti? Sì e no. Sul fronte dei ricoveri, la situazione non è ancora al limite e l'incremento nelle ultime due settimane non è stato così eclatante: giovedì 25 febbraio nel Lazio c'erano 227 pazienti Covid in terapia intensiva e 1.807 nei reparti di area medica; ieri erano 258 in terapia intensiva e 2.088 negli altri reparti. Come si vede, c'è un incremento ma non poderoso, siamo nell'ordine del più 10 per cento. Tra l'altro la vaccinazione con almeno una dose di quasi il 50 per cento degli over 80 (205mila) ha ridotto ricoveri e decessi in quella fascia d'età, la più a rischio. Va detto che a gennaio si registravano in media 40-50 morti per Covid al giorno, nell'ultima settimana siamo a 20-30. E anche ieri è stato battuto il record giornaliero di somministrazioni di vaccini, con 22.936 iniezioni (il totale ora è di 625mila). Fin qui, dunque, la situazione appare sotto controllo.

Ma ci sono altri numeri a spaventare. Secondo l'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità (datato 18 febbraio, dunque le percentuali oggi sono più alte) la variante inglese nel Lazio è presente nel 34 per cento dei casi positivi, la brasiliana nel 13,2. La loro velocità di trasmissione è assai elevata e questo spiega l'improvvisa accelerazione. Il professor Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr, ha sviluppato un modello che grazie a un algoritmo prevede l'andamento dell'epidemia. Spiega: il Lazio, senza nuove chiusure, a causa della diffusione delle varianti, «tra due mesi si troverebbe con 5.000 casi al giorno».

Sarebbe uno scenario insostenibile, che annienterebbe il sistema sanitario. Ma davvero nel Lazio c'è un incremento così travolgente di nuovi infetti tale da giustificare il doppio salto da giallo a rosso senza passare dall'arancione? Premessa, il report settimanale (che sarà presentato oggi) si basa su dati di 7-10 giorni fa, a causa del tempo necessario per l'elaborazione. In effetti, nel periodo preso in considerazione per il calcolo dell'Rt, i numeri del Lazio sono in forte incremento. Prendiamo come punto di riferimento le ultime tre settimane: tra il 19 e il 26 febbraio sono stati rilevati 7.146 nuovi casi positivi; nella settimana successiva sono diventati 9.681, con un incremento molto alto, più 35 per cento. Se il tasso di crescita fosse rimasto a quel livello, il Lazio oggi sarebbe in ginocchio.

Per fortuna nell'ultima settimana i nuovi casi positivi sono aumentati con meno forza: sono stati 10.547, l'incremento è del 9 per cento. La situazione sta migliorando, dunque? Non proprio. Fino a mercoledì si poteva ipotizzare una frenata (quanto meno una riduzione della velocità), ma ieri è successo qualcosa di anomalo: 1.800 casi positivi in un solo giorno. Non ne erano stati registrati così tanti in 24 ore dal 14 gennaio. Allora la percentuale di positivi sui casi testati (sia test molecolari sia test antigenici) era del 5%, ieri è stata del 4%, dunque non ci sono sostanziali differenze. Di fatto siamo tornati alla situazione epidemiologica di due mesi fa.

Divieti e permessi

Da lunedì l'Italia sarà decisamente più rossa. Lazio, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna con buona probabilità raggiungeranno nella fascia di rischio più elevata Campania, Basilicata e Molise. La grande maggioranza degli italiani dovrà quindi tornare a fare i conti con restrizioni molto rigide, alcune differenti rispetto a quelle incontrate all'inizio dell'anno. Accanto al coprifuoco dalle 22 alle 5, alla Dad per le scuole di ogni ordine e grado e al divieto di uscire dai confini comunali se non per validi motivi (salute, lavoro o studio), ci sono infatti nuove limitazioni.
Novità

Ad esempio ora non viene più consentito spostarsi verso abitazioni private per far visita ad amici e parenti (neanche una sola volta al giorno). Non solo, a differenza di quanto accaduto fino a questo momento, in zona rossa chiudono anche barbieri, parrucchieri e tutte le attività che si occupano di cura della persona. Per quanto riguarda i ristoranti invece, i provvedimenti sono quelli ormai noti. Per cui serrande abbassate tutto il giorno, se non per consegne a domicilio o asporto (fino alle 18 per i bar, fino alle 22 per i ristoranti). Inoltre, anche in zona rossa, si può svolgere individualmente attività motoria ma solo all'aperto, in prossimità della propria abitazione e con obbligo di mascherina.
Ristorazione

Locali chiusi l'asporto però è permesso

È una delle misure più impattanti sulla quotidianità pandemica degli italiani: in zona rossa bar, ristoranti e pasticcerie devono restare chiusi. Sono consentite però le consegne a domicilio e anche l'asporto. Tuttavia quest'ultimo, come prescritto dal Dpcm del 6 marzo, per i bar o tutte le attività senza cucina è vietato a partire dalle ore 18.

Scuola
Lezioni da casa per gli studenti di ogni ordine


In zona rossa sono sospese tutte le attività didattiche in presenza. Le classi di ogni ordine e grado da lunedì dovranno quindi adottare la dad, eccetto che per laboratori o alunni con disabilità o bisogni educativi particolari.
Le limitazioni sono valide anche per le università, dove tutte le attività formative e curriculari, allo stesso modo, si svolgono a distanza.
Convivialità

Ammesso visitare soltanto chi ha bisogno di aiuto

A differenza di quanto accadeva fino al 6 marzo scorso, cioè prima che venisse varato il nuovo Dpcm, nella fascia di rischio più elevata non è più consentito spostarsi (anche una sola volta al giorno) verso abitazioni private. Ovvero non si può più fare visita ad amici e parenti. Fanno ovviamente eccezione situazioni di necessità o salute, che però andranno "provate" mediante autocertificazione.
Attività

Serrande giù per i negozi ok solo agli alimentari

In zona rossa restano aperti tutti i negozi o quasi. Fanno infatti eccezione le attività che si occupano di abbigliamento, calzature o gioielli. Chiusi inoltre, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici.
Serranda giù anche per barbieri, parrucchieri e in genere per tutti coloro che si occupano di cura della persona.
Tempo libero

Consentito fare sport all'aperto

È consentito fare sport in forma individuale, ma solo nei pressi della propria abitazione e nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona. A differenza della zona arancione, in rosso vige inoltre l'obbligo di utilizzo della mascherina. Restano invece ovviamente chiuse anche palestre e piscine.
Spostamenti

Raggiungibili le abitazioni di proprietà

Ponendo che è sempre permesso rientrare presso la propria residenza, è consentito spostarsi verso le seconde case. Come chiarito dalle Faq le si può infatti raggiungere anche in zona rossa a patto che siano disabitate, ci si sposti solo un nucleo familiare, e soprattutto si possa provare di averne titolo, affitto o proprietà, da prima del 14 gennaio. Niente affitti brevi dunque.
di Mauro Evangelisti - Francesco Malfeta
Fonte: Il Messaggero
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