Non è solo una questione di ruolo. Per Zeki Çelik, la Roma è diventata un punto di svolta anche emotivo: un club “sentito”, una città che vive il calcio in maniera totale. In una lunga chiacchierata sul canale YouTube di Anadolu Ajansı, il turco torna sul suo percorso e soprattutto su quel passaggio decisivo che lo ha portato in giallorosso.
L’arrivo alla Roma e la chiamata di Mourinho
Il filo che lo conduce fino alla Capitale passa da esperienze, scouting e sliding doors. Ma è quando parla della firma con la Roma che il racconto cambia tono: “José Mourinho mi ha detto che mi voleva davvero, ci siamo messi in contatto, e poi sono arrivato alla Roma”. E aggiunge un pensiero che fotografa orgoglio e responsabilità: “Credo che sia una delle migliori e più forti squadre al mondo, e sono davvero orgoglioso di essere qui”.
Una piazza che si sente sulla pelle
C’è un dettaglio che torna: il primo impatto con l’ambiente. “Ho potuto sentire che è un club davvero appassionato. I tifosi sono incredibilmente appassionati e ci sostengono sempre”, racconta Çelik, legando la squadra alla città: “Quando vinciamo, l’intera città è entusiasta”. È il tipo di frase che spiega la Roma più di tante analisi tattiche.
Il soprannome e l’eredità di Cafù
Poi c’è l’aspetto più “romanista”: il soprannome. Cafù è rimasto un riferimento iconico, e proprio da lì nasce il parallelismo: “Lo chiamavano ‘Il Pendolino’… ora chiamano anche me così, grazie alla mia rapidità. Mi piace questo soprannome”. Un’investitura leggera, ma che pesa.
Serie A: difficoltà e crescita
Sulla Serie A, Çelik non gira intorno al punto: “È duro e molto tattico”. E, da calciatore turco, viverla è “una grande sfida”. Tradotto: ogni settimana è un esame, e la continuità passa anche dall’adattamento.