Depositare il PFTE non significa avere lo stadio domani. Significa aver messo sul tavolo la prima tessera “formale” che permette al percorso di rimettersi in moto. La Roma ha comunicato la consegna del Piano di fattibilità tecnico-economica: un passo importante, sì, ma anche l’inizio della fase in cui il progetto smette di essere racconto e diventa procedura.
Prima tappa: Consiglio comunale, pubblico interesse e prescrizioni
Il dossier, ora, deve passare dalla politica. L’Aula sarà chiamata a confermare il pubblico interesse: un punto chiave perché da lì in poi l’iter entra nel vivo, con responsabilità e tempi istituzionali che non dipendono più soltanto dal club.
Prima di parlare di progetto “vero e proprio”, servirà la cosiddetta verifica di ottemperanza: i tecnici del Campidoglio dovranno verificare che quanto depositato recepisca le prescrizioni fissate due anni fa. In sostanza: non è ancora la versione definitiva, ma la parte sottoposta al controllo.
Da questa verifica nascerà una relazione che diventerà una delibera, su cui si discuterà in Commissione fino al voto.
Il passaggio chiave: Conferenza dei servizi, permesso e bando europeo
Solo dopo il voto si arriverà alla nomina del rappresentante del Campidoglio in Conferenza dei servizi e al confronto tra enti. Se la Conferenza darà parere favorevole, allora la Roma potrà chiedere il permesso di costruire. È qui che il percorso smette di essere “tecnico” e comincia a diventare davvero operativo.
Trattandosi di un’opera su area pubblica, il processo prevede anche un bando europeo: la Roma potrebbe poi pareggiare l’offerta migliore. È un ulteriore livello che pesa sui tempi, perché introduce passaggi e scadenze non comprimibili.
Tempi: oggi è impossibile fissare una data (e c’è il tema Commissario)
Fare stime è complicato. Da un lato la Roma ritiene che, dalla prima pietra, servano circa due anni per completare il complesso delle opere. Dall’altro ci sono variabili potenzialmente rallentanti: ricorsi, scavi archeologici, progetto esecutivo.
E poi c’è la partita istituzionale sulla nomina del Commissario agli Stadi: una figura che potrebbe velocizzare, ma che continua a slittare. Se arriva tardi, rischia di incidere meno di quanto potrebbe.