Ci sono paragoni che non nascono dai numeri, ma dal peso simbolico. E quando un capitano come Bruno Fernandes sceglie di chiamare in causa Francesco Totti, il messaggio arriva forte anche a Trigoria: la fedeltà, nel calcio moderno, non è solo una parola da slogan. È una decisione.
“Avrei potuto andarmene due volte”: la scelta di restare all’Old Trafford
Intervistato nel podcast Rio Ferdinand Presents, il centrocampista portoghese ha raccontato di aver avuto occasioni concrete per lasciare il Manchester United, ma di aver deciso di restare. “Quando sono arrivato al club, avrei potuto andarmene in due occasioni, ma ho scelto di rimanere”, spiegando che la sua lealtà si è vista soprattutto nei periodi più complicati.
E qui entra il riferimento giallorosso: “Proprio come Totti alla Roma”. Un parallelismo che Fernandes usa per spiegare l’idea di “resistere” quando è più facile cambiare aria.
Trofei e amore: “Totti non ha vinto tanto, ma è eterno”
Fernandes non nasconde l’ambizione: il desiderio di vincere è ancora vivo. Ma il suo ragionamento va oltre la bacheca: “Totti non ha vinto tanto, eppure è il Dio di Roma”. E da lì costruisce la sua promessa: dare tutto per lo United, indipendentemente dai trofei che arriveranno.
È una frase che, per chi conosce la storia romanista, colpisce nel profondo: perché dice che l’eredità di Totti non è “solo” una carriera, ma un modello di appartenenza che continua a parlare anche fuori dall’Italia.
Totti come linguaggio universale
In fondo, il senso è questo: Totti non è più soltanto il capitano della Roma. È diventato una lingua comune del calcio, un simbolo che i giocatori usano per spiegare cos’è la fedeltà quando il vento gira male. E se lo dice il capitano del Manchester United, vuol dire che quella storia – ancora oggi – pesa.