Caressa sulla Roma: “Senza centravanti vero gli scontri diretti non li vinci”

L’analisi del telecronista su Roma-Napoli tra piano difensivo su Soulé, fatica fisica e un buco evidente al centro dell’attacco

Jacopo Mandò -
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Fabio Caressa-3
Caressa su Roma-Napoli: piano su Soulé e vuoto al centro dell’attacco – Romaforever.it

Un Napoli preparato su Soulé

Per Fabio Caressa, Roma-Napoli si spiega innanzitutto dal punto di vista tattico. La gara degli azzurri è stata costruita attorno a Soulé, il giocatore più difficile da leggere per le difese: “Buongiorno lo accompagnava ovunque”, con il compito di impedirgli di arrivare sulla sua mattonella a destra, quella da cui rientra sul sinistro per crossare, assistere o tirare.
Non solo: oltre al duello fisso col centrale, c’era sempre un raddoppio pronto a chiudergli il ritorno sul piede forte. Per Caressa, una partita “preparata alla grande” dal punto di vista difensivo da parte di Conte.

La Roma stanca e senza cambio di passo

Nel primo tempo, aggiunge, il Napoli ha giocato a un’intensità nettamente superiore. La Roma veniva dalla gara di giovedì in Europa e, rispetto alle ultime uscite, è apparsa molto più in difficoltà sul piano fisico.

Quando capita di trovarsi davanti una squadra “ordinata, che lascia pochi spazi”, la Roma di Gasperini — senza il guizzo di Soulé — fa fatica: poco cambio di passo, poca capacità di ribaltare il fronte con continuità.

Ferguson bocciato, Dybala isolato, Baldanzi “9”: il buco al centro

L’altro fronte è quello offensivo. Caressa non usa giri di parole su Ferguson: nel primo tempo “un’altra partita pessima”, al punto che il cambio gli è sembrato quasi una mossa “per disperazione”, forse l’ultima vera chance concessa al centravanti.

Nemmeno l’ingresso di Dybala cambia il copione: una grande palla per Baldanzi, poi poco altro. E proprio Baldanzi, schierato di fatto prima punta o falso nove, diventa l’emblema del problema:
se a un certo punto ti ritrovi a giocare uno scontro diretto con un trequartista leggero come riferimento centrale, significa che manca un numero 9 vero.

Per Caressa è lì che si decide il salto di qualità: in un campionato così stretto, la Roma prima o poi uno scontro diretto lo deve vincere. Per farlo, però, non basta l’organizzazione: serve chi la butta dentro.