Budapest da lasciarsi alle spalle, ma non da dimenticare
Quando si parla di Europa League, per Cristante è impossibile non tornare con la mente a Budapest. La finale persa è ancora lì, come una cicatrice che non si cancella del tutto.
Il numero 4 ammette che quella notte ha lasciato “l’amaro in bocca”, ma chiarisce subito che una squadra come la Roma non può permettersi di vivere aggrappata al passato. Con così tante partite da giocare, spiega, c’è già abbastanza da riempire la testa: ogni stagione va fatta “passare”, metabolizzata, per poter rimettere il focus sul presente.
Questo non significa però archiviare l’Europa League come una coppa qualsiasi. Al contrario: è una competizione che la Roma ha “gustato”, arrivando a un passo dal traguardo, e che ha fatto capire a tutti quanto sia bello arrivare fino in fondo e giocarsi una finale.
“Vogliamo riportarla a casa”: l’obiettivo dichiarato
Proprio da quella consapevolezza nasce la spinta per oggi. Cristante non usa giri di parole: la Roma vuole andare avanti, vuole fare bene, vuole provare a riportare il trofeo a casa. L’obiettivo è quello, dichiarato con la calma di chi conosce le difficoltà del percorso, ma anche con la convinzione di chi sa cosa significhi arrivare a un passo dal cielo.
La visione si sposa con quella di Gasperini, che sulla gestione delle competizioni è stato chiarissimo: la Roma ha i numeri per reggere più fronti e l’idea è di non lasciare niente, giocando al massimo campionato, coppe europee e Coppa Italia. Per il tecnico, la fatica non è un problema: l’unico vero limite può arrivare dagli infortuni, inevitabili quando il calendario porta i migliori a giocare 50-60 partite l’anno.
In questo contesto, ogni gara di Europa League pesa doppio: serve per il presente del girone, ma anche per tenere viva una missione che a Trigoria nessuno ha dimenticato. Budapest brucia ancora, ma è proprio da lì che passa la spinta per provare a tornarci, cambiando stavolta il finale.