Wesley “alla Roma”: da terzino adattato a devastante terzo uomo
Nel passare in rassegna i difensori della sua Top 11, Fabio Caressa parte da Wesley, ormai presenza fissa nelle sue selezioni. Il motivo è semplice: crescita costante e rendimento da protagonista, in un ruolo che all’inizio non sembrava il suo.
A sinistra, sottolinea Caressa, il brasiliano a volte fatica in nazionale – citato anche il flop con il Brasile contro la Tunisia – mentre nella Roma di Gasperini brilla. Il motivo è tattico: il sistema a tre dietro lo “protegge”, lo libera da parte delle responsabilità difensive e gli permette di giocare quasi da ala aggiunta, sfruttando una qualità in particolare: i primi passi.
La prima accelerazione di Wesley è definita “bruciante”, e oggi funziona meglio anche dal punto di vista tecnico: se all’inizio l’uno contro uno sembrava un limite, adesso è un’arma. Merito anche delle triangolazioni codificate: palla avanti, uomo che viene incontro, scarico dietro e poi sul terzo uomo – spesso proprio Wesley – che può attaccare lo spazio. Risultato: “campionato strepitoso” e status da simbolo della nuova Roma gasperiniana.
Da Ranieri a Gasperini: un progetto continuo, non un lampo
Caressa allarga poi lo zoom: “Guardate dov’è l’Atalanta senza Gasperini e dove è la Roma con Gasperini”. Il confronto serve per introdurre il tema della scelta di Ranieri.
L’ex tecnico giallorosso, secondo il giornalista, va assolutamente tutelato: già da gennaio della scorsa stagione la Roma viaggiava quasi da prima in classifica e oggi guida il campionato con maggiore margine. L’intelligenza di Ranieri sarebbe stata quella di individuare il profilo giusto per chiudere il cerchio: un allenatore in grado di raccogliere quanto seminato nella seconda parte dell’annata passata e portarlo a un livello superiore.
Non solo: da uomo di grande esperienza, Ranieri avrebbe persino iniziato a preparare il terreno per Gasperini, costruendo una base funzionale al suo calcio. Una scelta fatta “contro la piazza”, ricorda Caressa, perché sulle prime non mancavano perplessità su Gasp a Roma.
Oggi, però, il quadro è ribaltato: per Caressa Gasperini è l’allenatore che, dopo Guardiola, ha più inciso nel modo di intendere il calcio, già dai tempi di Genova e poi con l’Atalanta.
Cristante, i giocatori che crescono e una Roma “da tenere d’occhio”
Il cuore del discorso è la capacità di Gasperini di far crescere i giocatori. La Roma oggi ha una condizione atletica “straripante”, visibile a occhio nudo. Ma la differenza, per Caressa, la fanno anche l’attenzione al singolo e la disponibilità a spostare gli interpreti in ruoli diversi, come successo con De Roon all’Atalanta e con Cristante alla Roma.
Cristante viene definito un jolly totale: difensore centrale, mezzala, trequartista, falso nove. Per Caressa è un calciatore “stellare” e da anni sottovalutato: Gasperini lo ha certamente migliorato, ma il punto è che ha sempre giocato con tutti – da Mourinho a De Rossi, passando per Juric, Ranieri e la Nazionale. Se si riprende sempre il posto, un motivo c’è.
Da qui la domanda inevitabile: Roma da Scudetto? Caressa ammette che a inizio stagione non avrebbe mai pensato a una squadra costruita per vincere il titolo. E forse, strutturalmente, non lo è neppure oggi. Ma il campo racconta altro: una “buona fetta di campionato” già alle spalle, due punti di vantaggio sulle inseguitrici, vittorie pesanti con Bologna e nel derby, qualche limite ancora con Milan e Inter soprattutto all’Olimpico, ma anche una crescita evidente nel gioco palleggiato, come dimostrato contro l’Udinese.
Per questo l’analisi si chiude con un avvertimento: non si sa se la Roma sia “nata” per lo Scudetto, ma è sicuro che non si tratta di un primo posto casuale. È il frutto di un percorso che parte da Ranieri, passa per Gasperini e oggi rende la squadra “consistente”, forte da un anno intero e, nelle ultime settimane, ancora più convincente.