Nella famiglia di Anna Paratore il calcio non è mai stato solamente un semplice sport ma un vero e proprio rito, una passione che ha ereditato dalla sua famiglia d’origine e ha trasmesso alle sue figlie.
Anna, ospite ai microfoni di Radiosei, ha ripercorso le sue origini da “accanita laziale”. La sua fede nasce dalle abitudini di famiglia, dalla figura di un padre che l’ha cresciuta “quasi come un maschietto con tanto sport in primo piano”, spaziando dalla boxe al calcio. Quel legame è diventato un’eredità naturale: “Lui era inizialmente un tifoso del Messina, ma venendo a Roma diventò un laziale feroce. Mi ha trascinato nella sua passione fin da piccola. Il mio idolo era Pino Wilson, ero innamorata di lui”. Una vera e propria tradizione famigliare, fatta di stadio condiviso e poi vissuto anche da sola, persino in trasferta, fino all’abbonamento poco prima dell’era Cragnotti.
Poi la questione su sposta sull’eredità che ha lasciato alle sue figlie, tra cui al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che però non ha seguito la fede di sua madre. Anna racconta con ironia di aver iscritto le figlie in un istituto che si sarebbe rivelato “un covo di romanisti”.
“Giorgia è sempre stata romanista, anche se in modo molto blando”, ha raccontato Anna Parlatore, influenzata quindi dalla scuola dove Giorgia era presidente d’istituto.
Inevitabili, a quel punto, le sfide famigliari: “Abbiamo avuto degli scontri terribili, a volte per la Lazio e la Roma ho mandato lei e la sorella a dormire dalle amiche”. E poi racconta un aneddoto ancora oggi indimenticabile: “Una volta, proprio per gli sfottò legati al derby, tirai loro una secchiata di acqua gelata”.