Verdone: “Così la Roma mi è entrata dentro”, poi l’aneddoto con Gaucci

L’attore e noto tifoso romanista ha rilasciato una lunga intervista per La Gazzetta dello Sport

Jacopo Pagliara -
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Carlo Verdone
Carlo Verdone (RomaForever.it)

Carlo Verdone è tornato a parlare della sua amata Roma e lo ha fatto nel corso di una lunga intervista rilasciata in esclusiva per La Gazzetta dello Sport. L’attore romano, nonché romanista dichiarato, ha parlato di come è nato il suo amore per i colori giallorossi, dei suoi idoli da bambino e di un episodio simpatico con l’allora presidente del Perugia Luciano Gaucci. Queste sono state le sue parole.

Verdone: “Così è nata la mia passione per la Roma”

“Andavo alle elementari, scuola dalle suore di Nevers. Il mio compagno di banco era romanista, disegnava molto bene, ritraendo le immagini di Giacomino Losi, Dino Da Costa e di tutti i giocatori della Roma di quel periodo Così la Roma mi è entrata dentro. La prima partita all’Olimpico invece fu un derby, seguito dalla Curva Sud in compagnia di un amico e di suo padre. Lo stadio mi sembrava immenso, ricordo che prima dell’incontro venne un gruppo di laziali sotto la Sud, portando sulle spalle una bara con scritto “Qui giace la Roma”. La risposta si limitò a qualche lancio di pomodoro, ma niente di più. Oggi è tutto cambiato, tutto è diventato più violento, e si è spenta la poesia di quegli anni. Ricordo ancora la mia emozione per l’immenso boato quando segnò la Roma“.

Carlo Verdone
Carlo Verdone (foto asroma.com)

Verdone: “Il mio primo idolo? Lo juventino Sivori”

Lo juventino Sivori, l’idolo di tutti i bambini della mia generazione. Dribblava intere difese, con quelle gambette, quei calzettoni sempre abbassati. Nella Roma fu un altro argentino a conquistarmi: Pedro Manfredini. Lo chiamavano Piedone e segnava un sacco di gol. Tante triplette”.

Verdone e Totti
Verdone e Totti (RomaForever.it)

L’episodio con Luciano Gaucci

“Nel Duemila, nella stagione del nostro terzo scudetto. Un giorno ricevetti a sorpresa una telefonata dell’allora presidente del Perugia, Luciano Gaucci: “Presidente, a cosa debbo questa chiamata?”. “Mi sono fatto dare il tuo numero da Vittorio Cecchi Gori perché vorrei invitarti a vedere la partita del Perugia contro la Nostra Magica Roma”. “Ma tifa per la Roma?”. “Ma è ovvio!”. Così il giorno dell’incontro, 3 dicembre 2000, Perugia-Roma 0-0, una macchina con tanto di autista venne a prendermi a casa. Allo stadio Curi, però, parcheggio e sala stampa erano dalla parte opposta della Tribuna dove avremmo dovuto prendere posto. Così chiamai Gaucci per esprimere le mie perplessità nel dovere attraversare il campo sotto la curva perugina. “Ma cosa dici Carlo? Tu sei l’attore più amato d’Italia. Il pubblico sarà orgoglioso di vederti a Perugia”. “Preside’ io nun so tanto convinto…”. Appena messo piede in campo, sentii partire qualche applauso, ma la gran parte dei tifosi cominciò a ululare, improvvisamente partì una mitragliata di bottigliette d’acqua che mi costrinse a una fuga verso la salvezza. Arrivato intribuna, ancora col fiatone, protestai: “A preside, me hanno lapidato de acqua minerale”. E lui: “Ma dai, sono i soliti quattro o cinque…” “Ma che quattro o cinque, questi so’ cinquemila”. La partita terminò in pareggio, zero a zero, e il giorno seguente Gaucci mi fece recapitare un bel servizio da tè, come ringraziamento. Poi non l’ho più sentito“.