Leon Bailey fin qui è un’ombra dell’ala devastante che la Roma immaginava. Poco coraggio nell’1v1, gamba intermittente, zero impatto nei numeri. E adesso, con l’attacco decimato, il rientro post-sosta diventa un bivio.
Numeri impietosi, identikit smarrito
144 minuti, 0 gol, 0 assist, 1 dribbling riuscito: fotografia cruda di un esterno che vive di accelerazioni, cambi di passo, conclusioni a rientrare. La forma a singhiozzo gli è costata anche la Giamaica, mentre a Trigoria è mancata la sua specialità: ricezione larga, isolamento e strappo verso il mezzo spazio per creare superiorità o tiro.
Cosa chiede Gasperini
Compiti semplici, esecuzione feroce: ampiezza alta per inchiodare il terzino, attacchi sul lato debole quando la palla è opposta, pressione immediata sulla prima uscita, e—quando serve—transizione verticale pulita. In una squadra che produce ma fatica nell’ultimo metro, Bailey deve portare strappo e decisione: o salti l’uomo o tiri, niente mezze misure.