Nuovo stadio, rischio stop: cosa succede ora per la Roma?

Il legale dei comitati No: «Se c’è un’area boscata, il progetto deve saltare». Ora decide la giustizia amministrativa

Jacopo Mandò -
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Roma stadio nuovo
Pietralata: il nodo “area boscata” frena lo stadio – Romaforever.it

Il dossier Pietralata si complica. Sergio Santoro, presidente onorario del Consiglio di Stato e avvocato dei comitati contrari all’impianto, ha ribadito in radio che la presenza di un’“area boscata” renderebbe il progetto non realizzabile. Nel frattempo il comitato Sì al parco sì all’ospedale no allo Stadio denuncia 58 abbattimenti autorizzati tra aprile e giugno 2025 in zone poi periziate come boscate (38.400 mq). Sul tavolo, quindi, non c’è una battaglia “pro o contro lo stadio”, ma un paletto ambientale che potrebbe imporre ripensamenti sostanziali ai Friedkin.

Il nodo giuridico

Norme europee e nazionali tutelano i boschi e impediscono il taglio indiscriminato. Per questo si attende la pronuncia dei giudici: dovranno stabilire se e quanto la classificazione “boscata” sia impeditiva per l’attuale masterplan di Pietralata. Possibili esiti:

  • Conferma del vincolo → necessaria riconfigurazione dell’impronta del progetto o delocalizzazione di alcune funzioni.

  • Vincolo non impeditivo → si prosegue, ma con mitigazioni ambientali, compensazioni e tempi comunque allungati.

Le accuse dei comitati

Nel loro ultimo comunicato, i comitati sostengono che il Dipartimento Ambiente abbia autorizzato 58 tagliprima” della perizia agronomica comunale (dott. Uniformi) che ha poi riconosciuto l’area come boscata. Dicono di aver fermato il percorso con ricorsi al TAR, accusando il Campidoglio di greenwashing e annunciando nuove mobilitazioni. È uno dei fronti più sensibili: trasparenza degli atti, sequenza delle autorizzazioni e competenze sono ora parte del contendere.

Le alternative evocate

Santoro, pur dichiarandosi “laziale”, sostiene la necessità di uno stadio “giusto” nel posto giusto: propone il recupero del Flaminio e il restyling dell’Olimpico con tribune più verticali, “modello Milano”, per avvicinare il pubblico al campo. Ipotesi politicamente e tecnicamente note, ma che richiedono investimenti, accordi multilivello e tempi non brevi.

Cosa cambia per la Roma

Non è uno stop automatico, ma un campanello d’allarme. Nell’immediato:

  • Attesa del giudizio sulla rilevanza dell’area boscata.

  • Verifica di varianti progettuali (riduzione footprint, arretramenti, corridoi verdi, compensazioni).

  • Possibili nuove conferenze dei servizi e cronoprogramma da riaggiornare.

Tradotto: iter più tortuoso e rischio di slittamenti. La palla, ora, è tra tribunali, Comune e proponente: serviranno soluzioni tecniche credibili per tenere insieme ambiente e sviluppo.