“Con Totti non è mai stata guerra”: Spalletti racconta la verità scomoda del loro rapporto

Dal palco del Festival dello Sport di Trento, il CT azzurro ripercorre gli anni romanisti: l’amore “ingestibile” per il Capitano, le notti insonni, gli ingressi a gara in corso… e una pace mai davvero spezzata.

Jacopo Mandò -
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Spalletti e Totti
Spalletti su Totti al Festival dello Sport di Trento: “Non è mai stata guerra. Scelte difficili, notti insonni e la magia del Capitano” – Romaforever.it

L’emozione del primo incontro e il peso della città

A Trento, davanti a una platea sospesa tra curiosità e nostalgia, Luciano Spalletti ha riavvolto il nastro del rapporto più discusso della sua carriera: quello con Francesco Totti. «Con lui ho sempre avuto un buonissimo rapporto», premette. Il problema, spiega, fu “il contorno”: una devozione totalizzante che rendeva ogni scelta un referendum popolare. «A Roma la vivi tutta la settimana. Ai semafori rallentavo per non sentirmi gridare “mister, sveglia!”, o peggio». L’uomo di Certaldo non dimentica l’emozione del primo giorno: Totti sullo scooter che lo raggiunge in ufficio, lui che veniva da Empoli e Udine: «allenare Francesco» era già un romanzo.

Scelte tecniche (impopolari) e notti senza sonno

Spalletti confessa la fatica delle decisioni: cambiare il ruolo, gestire i minuti, proteggere il gruppo e, insieme, la leggenda. «La sera andavo a letto e non dormivo». Rivela di aver chiesto a Totti di interpretare posizioni nuove, di entrare a gara in corso: «Giocava 15 minuti e faceva gol; 10 minuti e ancora gol…». A volte lo chiamava “prima” apposta, per spegnere le pressioni; ma il Capitano ci metteva più tempo per riscaldarsi, rispondendo comunque con ciò che sapeva fare: segnare. «La sua tecnica era indecente, nel senso più bello: roba che in allenamento nessuno ha mai visto davvero».

La “DeLorean” e una pace che non è mai finita

Nel cuore della vicenda c’è la delicatezza di dire a un’icona che il tempo cambia. «A 40 anni gli regalai la DeLorean: qualcuno doveva pur dirgli che poteva finire con quel campionato…». Non una frattura, insiste Spalletti, ma la responsabilità di guidare un passaggio d’epoca senza tradire l’uomo. Oggi la distanza è memoria: «Abbiamo anche fatto gli attori insieme», sorride. E lascia la sensazione che, al netto delle tempeste, tra i due sia sempre rimasto qualcosa di intero: rispetto.