Marco Borriello, ex attaccante giallorosso, ha messo insieme carezze e graffi in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Il punto di partenza è netto: «È presto per capire. Sono contento che la società abbia cominciato un percorso intelligente… però non vedo una squadra da scudetto». Una posizione prudente, che però non smorza l’apprezzamento per l’assetto tecnico: «Ranieri ha raddrizzato la rotta e ha scelto un allenatore top come Gasperini. Massara è un ottimo talent scout. Finalmente tre uomini di calcio nei posti giusti».
Sul suo addio alla Roma, Borriello torna al 2015: «Con Garcia giocavo spesso, poi l’infortunio al perone e a gennaio puntarono su Destro: andai al West Ham». E sul giudizio di Walter Sabatini, che lo definì “un problema”: «Logico: non essendo più giovanissimo, non potevo generare plusvalenze. La linea era comprare per rivendere, non puntare a vincere».
Capitolo campo: alla domanda su cosa serva oggi alla Roma, Borriello è chiarissimo: «Un attaccante alla Højlund. E mi piace molto Piccoli». E sul rapporto con Gasperini ricorda la discussione ai tempi del Genoa: «Aveva ragione lui. Oggi abbiamo un ottimo rapporto, mi ha invitato a Trigoria». Nessun allarme sul presunto dualismo con Ranieri: «Perché mai? È stato Ranieri a scegliere Gasp. Caratteri diversi, stessa sostanza: priorità condivise».
Uno sguardo agli ex compagni: su Daniele De Rossi, appena uscito dal contratto con la Roma, Borriello è equilibrato: «Ha coronato il sogno di allenare la squadra del cuore. Forse l’ha presa un po’ presto, ma non si è bruciato: ripartirà». E su Francesco Totti: «Può fare qualunque cosa nel calcio. Ma niente si improvvisa: serve preparazione».
Il quadro finale è denso di realismo: Roma solida, progetto in rotta corretta, ma per competere con Inter, Napoli e Milan serve un altro step—soprattutto davanti. La rotta c’è, ora bisogna allungare il passo.