Emanuele Lulli, classe 2007, non ha avuto bisogno di effetti speciali per farsi notare. È bastata una crescita silenziosa ma brutale, culminata con una trasformazione difficile da ignorare.
Tutto è cambiato tra la fine di giugno 2023 e l’estate successiva. Da profilo considerato poco in vista a giocatore imprescindibile, uno che nel gruppo giallorosso ha trovato spazio tra i nomi già noti. Un’esplosione, sì, tecnica, tattica, fisica, emotiva. La stessa che lo ha portato a imporsi in una squadra dove De Marzi, Stomeo Nardin, Zinni, Panico, Scacchi e Sugamele erano già protagonisti consolidati.
La Roma nel frattempo faceva rumore con le sue scelte di mercato: Buba Sangarè pagato 1,7 milioni, Coletta ceduto per 1. Mentre tutto questo accadeva, Lulli si prendeva il suo spazio facendo esattamente ciò che andava fatto: spingere. Un esterno con impatto fisico da Premier League, non elegante, ma devastante. Uno che non cerca il tocco bello, ma il risultato utile. Prima andava dritto, oggi sa anche tagliare. È diventato imprevedibile, e questo lo rende pericoloso.
“Il suo cammino sembra una poesia calcistica”, e non è un’esagerazione. Gasperini ha subito intuito il valore, portandolo con sé in prima squadra già in estate, anche quando il mercato aveva portato rinforzi come Rensch e Sangarè. Un segnale chiaro: l’allenatore ci crede davvero.
La conferma più grande è arrivata nella gara contro la Fiorentina. Non più solo corsa sulla fascia, ma scelte multiple, letture complesse, assist pesanti. Ad Arena, a Della Rocca, due a Di Nunzio. Ora Lulli non è solo imprendibile, è diventato anche imprevedibile. E questa combinazione, in un gioco che si basa sugli spazi e sulle letture, vale tantissimo.
La sensazione è che non sia più il ragazzo che “corre e basta”. È uno che pensa, decide, sposta. E forse, presto, anche di più.