Fabio Capello, uno che a Roma ha lasciato un tricolore e una lezione di metodo, ha speso parole sorprendenti su Gian Piero Gasperini. Ospite di un podcast, “Don Fabio” ha riconosciuto nel tecnico giallorosso la capacità di entrare “a piedi pari” in un ambiente complesso come quello capitolino, dopo anni di eccellenza a Bergamo. E i primi segnali – classifica e prestazioni – gli danno ragione.
Da Bergamo a Roma, il cambio di gravità
Capello sottolinea un passaggio-chiave: all’Atalanta l’allenatore era in un contesto ideale, a Roma la gravità raddoppia. Pressione, narrazione, aspettative: qui ogni scelta è una dichiarazione. Proprio per questo colpisce la rapidità con cui Gasperini ha incardinato i suoi principi: intensità alta, duelli a uomo razionalizzati, linee corte e attivazione costante degli esterni. Capello parla di un tecnico “mirato nell’ottenere dai giocatori ciò che è importante per la squadra”, cioè di un allenatore che non rinuncia all’idea ma la modella sulle persone. È un complimento pesante, perché arriva da chi ha fatto dell’organizzazione una professione di fede.
Risultati, identità e la sfida del tempo
Il riscontro è già nel tabellino stagionale: Roma in vetta alla Serie A dopo 4 successi in 5 partite, con in mezzo l’esordio europeo piegato al Nizza. Non è solo un tema di punteggio: è la progressione di un cantiere che comincia a girare, tra solidità difensiva ritrovata, baricentro elastico e una rosa che si scopre più lunga di quanto si pensasse. Capello invita a leggere proprio questo: la gestione delle difficoltà come misura del valore. Se Roma è un acceleratore di particelle, Gasperini per ora le tiene in orbita senza perderne l’energia, e lo fa con un’idea riconoscibile che sta attecchendo oltre gli undici titolari. La strada è lunga, ma il cartello stradale – per dirla con Capello – indica già la direzione giusta.