
Il lupo perde il pelo, si sa, ma non il vizio. E se il vizio è quello di prenotarsi un posto in infermeria quattro o cinque volte all’anno, il lupo diventa mannaro. Paulo Dybala, per l’ennesima volta, si è fermato. Una lesione di basso grado che lo priverà almeno del derby, lasciando la Roma senza il suo talento più scintillante proprio nel momento in cui servirebbe di più. È la storia di un campione tanto forte quanto fragile, di un calciatore che vive in bilico tra applausi e rimpianti.
Magia a intermittenza
Dybala non è un calciatore comune: i suoi numeri in giallorosso raccontano 42 gol e 22 assist in 116 presenze, un contributo decisivo in più di una stagione travagliata. Quando è in campo, la Roma si trasforma: il suo mancino illumina, le sue giocate piegano le difese. Ma il problema è proprio lì: quando. L’argentino è un artista del calcio, ma il suo quadro resta spesso incompiuto, interrotto dai soliti infortuni che ne spezzano il ritmo e lasciano la squadra orfana di idee.
Rinnovo in bilico, tifosi divisi
Il contratto di Dybala scade a giugno 2026, ma il rinnovo resta sospeso. C’è chi, stanco delle assenze, lo vorrebbe lontano dal progetto; e chi, al contrario, sa che un talento così non si sostituisce. La verità è che Paulo va preso così com’è: geniale e fragile, decisivo e intermittente. Forse il segreto non è rinunciare a lui, ma accettare i suoi limiti e costruire una squadra capace di brillare anche quando La Joya si spegne. Perché in fondo, prendere o lasciare, un giocatore così lo si prenderebbe sempre.