La Roma ha scelto: Joshua Zirkzee è il profilo su cui costruire la seconda parte di stagione. Non solo per dare un riferimento più “totale” al reparto offensivo, ma perché l’operazione è stata pensata con una logica precisa: investire forte solo se si entra (o si rientra) nel mondo Champions League.
La formula: prestito “strutturato”, non un azzardo
La traccia è chiara: prestito con diritto destinato a trasformarsi in obbligo al verificarsi di determinate condizioni, una soluzione su cui la Roma insiste da settimane.
Sul tavolo, è stata colmata la distanza iniziale con i Red Devils: dai 50 milioni richiesti si è passati, più o meno, ai 40 offerti dai giallorossi. Da valutare, però, c’è ancora la parte legata ai bonus, con la quale l’ammontare dell’operazione potrebbe arrivare attorno ai 45 milioni: cifre da acquisto top.
La clausola chiave: l’obbligo si lega alla Champions League
La condizione cardine sarebbe la qualificazione della Roma alla prossima Champions League: non solo via piazzamento in Serie A, ma anche attraverso i canali “alternativi” previsti dal regolamento UEFA.
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Top 4 in campionato
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Vittoria dell’Europa League (che garantisce l’accesso alla Champions League se non già qualificati in campionato)
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Quinto posto “bonus”: i due campionati con il miglior rendimento stagionale complessivo in Europa ottengono un posto extra (“European Performance Spot”).
Ed è qui che torna utile anche il “meccanismo punti”: i coefficienti stagionali si costruiscono coi risultati delle squadre nelle coppe UEFA (vittorie/pareggi + bonus).
Perché cambia tutto
In pratica: Zirkzee arriverebbe subito, ma l’investimento pieno diventerebbe obbligatorio soltanto se la Roma trasformasse l’ambizione in realtà – entrando in Champions da una delle porte disponibili.