Verso Juventus-Roma: la conferenza stampa di Gapserini

Il tecnico giallorosso ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match contro i bianconeri

Jacopo Pagliara -
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Gian Piero Gasperini – (Romaforever.it)

La Roma si prepara ad affrontare domani alle ore 20:45 all’Allianz Stadium la Juventus di Luciano Spalletti. Una sfida affascinante sotto molti punti di vista, soprattutto però in ottica classifica. La Roma infatti si trova al 4° posto a quota 30 punti e vincere significherebbe trovarsi momentaneamente al 1° posto insieme all’Inter in attesa dei recuperi proprio dei nerazzurri, del Milan e del Napoli (impegnate in Supercoppa). Dall’altro lato la Juve vincendo avrebbe la possibilità di avvicinarsi proprio alla Roma… insomma una sfida che promette spettacolo.

Intanto Gian Piero Gasperini ha parlato alla stampa nella consueta conferenza della vigilia. Queste sono state le sue parole.

Le dichiarazioni di Gian Piero Gasperini

Come stanno i giocatori in coppa d’Africa, come stanno gli altri e se riesce a recuperare anche Dovbyk?

“Dovbyk non ha ancora recuperato anche se si sta allenando da parecchi giorni ma ha ancora delle difficoltà. Il resto ci siamo tutti a parte i 2 che sono partiti chiaramente e qualche problema con Hermoso che speriamo di risolvere”.

Perché ha accettato la Roma anziché la Juventus?

“Perché qui la sfida era più difficile. Sono contento di quello che poi è cominciato. Adesso ci troviamo a giocare questa partita importantissima verso la fine del girone d’andata. La Juventus rimane una grandissima squadra, sicuramente forte, che ha sempre la possibilità di continuare a rinforzarsi. Nel suo DNA c’è sempre l’intenzione di giocare ai massimi livelli per vincere. Noi arriviamo a questa partita dopo una bella prestazione contro il Como e una bella prestazione a Glasgow. Bisogna misurarci con questa squadra, perché il campionato è nella fase più bella”.

Dybala come sta? La Roma ha sempre vinto con un centravanti di peso. È solo una statistica?

“Non so se è una statistica giusta questa o meno, però l’importante è averli. Poi l’abbiamo sempre fatto con uno o con l’altro giocatore, non abbiamo mai giocato in dieci.  Vediamo oggi: proviamo, testiamo, ma vediamo se è in grado di giocare dall’inizio, uno spezzone, di andare in panchina. Le motivazioni credo che siano sempre molto alte, non credo che un giocatore a suo livello abbia carenze di motivazioni. La questione è che possa stare bene, che possa sprintare, che possa calciare nel miglior modo possibile, che possa avere la condizione, perché la condizione è la possibilità di giocare sui livelli che ci si aspetta da lui”.

Aveva parlato ad ottobre di 1° posto casuale, ora cosa significa il +4 alla Juventus?

“Io credo che noi siamo stati bravi, perché quindici partite sono già una buona striscia sulla quale poter dare anche delle indicazioni. Credo che questa squadra, questi giocatori, non so se siamo la squadra tra le più forti o meno, o se siamo la più forte: ce ne sono tante molto brave e molto forti. Credo che i ragazzi siano stati bravissimi in questo scorcio di campionato, in questi mesi, direi in quasi tutte le partite. Anche in quelle che non si sono riuscite a vincere, ce ne sono veramente poche in cui siamo stati un po’ deludenti. Per il resto è un gruppo che ha motivazioni sempre forti, credo che sia cresciuto anche sotto l’aspetto tecnico, sotto l’aspetto della qualità e che sia cresciuto anche come squadra, come compattezza di squadra. È vero che la forza è stata nei pochi gol presi, però è anche una squadra che, nelle settimane, ha sempre cercato e sempre costruito opportunità, e il gol è sempre riuscita a trovarlo ultimamente”.

Come state lavorando sul mercato? Ci commenta le trattative su Zirkzee e Raspadori?

“Nulla di tutto questo. La concentrazione e l’attenzione sono al 19 di dicembre. Ovviamente, è molto bello arrivare a giocare questo tipo di partita a Torino con la Juventus con questa classifica. Per tutto il resto penso ci sia tempo e non è questo il momento, solo per questo motivo”.

In che rapporti è con Spalletti?

“Sicuramente amichevoli. Quando era all’Inter è già capitato di incontrarci, assieme; quando era con la Nazionale ci sentivamo chiaramente spesso, perché c’erano i giocatori che lui convocava, ed è venuto spesso anche a Zingonia a seguire gli allenamenti. Adesso che è con la Juve ci sentiamo poco, però ci saluteremo sicuramente cordialmente. Il clima tra noi è sereno. Non è facile subentrare, credo che stia cercando di portare quelle che sono le sue idee, forse partendo da una situazione già così acquisita da tempo. Però mi sembra che anche la Juventus, ultimamente, tra la partita di Bologna e quella in Champions, sia sicuramente migliorata e cresciuta. Sui risultati, incontrare la Juventus è sempre difficile, perché ha comunque giocatori di livello, giocatori forti. Ed è sempre una partita di valore giocare contro la Juventus: è un bel parametro per noi, per misurarci e per capire contro di loro quanto possiamo essere forti o competitivi”.

Si sente la rivalità con la Juventus nello spogliatoio? Lei la considera una nemica o solo un’avversaria, dato il suo passato?
“In tutta l’Italia e forse anche in Europa, quando giochi contro la Juventus c’è sempre una grandissima rivalità, ed è avvertita un po’ in tutte le piazze. Credo che questa sia una situazione che, per quanto io sia stato anche in società, seppur nel settore giovanile, finisca per temprarti la squadra. Trovi sempre avversari e ambienti molto motivati contro di te e questo, anziché diventare uno svantaggio, almeno negli anni è stato così. Io credo che la mia carriera sia sempre stata un riferimento anche per questo, perché quando riesci a battere la Juventus – come è successo diverse volte, anche negli anni in cui c’era la Juventus dei tanti scudetti consecutivi, che era ancora più difficile da affrontare – significa che sei competitivo, che sei arrivato a un livello alto. Perché comunque, anche nelle stagioni meno buone, la Juventus rimane sempre una squadra tra le migliori, di altissimo livello”.
Soddisfatto di Rensch? Può arretrare Celik in difesa? Che problema ha Hermoso?
“Speriamo che  possa recuperare in tempo. Non è uno stiramento, non è un problema muscolare, niente.  Ha un affaticamento. Sì, vorrei toccare il meno possibile la squadra. Per portare Celik dietro devi spostare un esterno, devi spostare Mancini, devi spostare tante cose. Devi spostare altri giocatori per rimpiazzarne uno: non è l’ideale. Però è chiaro che l’assenza incide per noi e sicuramente ci costringe a fare delle prove, che sono poi quelle con Ziolkowski, Celik, Ghilardi. Se manca anche Hermoso, come dicevi prima, questo ci mette un po’ più in difficoltà, indubbiamente”.
Quindi, Rensch potrebbe giocare nei tre dietro?
“Sì, è una possibilità”.
Fabregas ha detto che nel calcio italiano si gioca poco: qual è la sua visione a riguardo?
“Ci sono tante componenti: si può giocare bene o male in tanti modi, si possono fare risultati o meno in tantissimi altri modi, per fortuna, altrimenti se fosse così riduttivo e così limitato non piacerebbe così tanto. Quindi c’è spazio assolutamente per le grandi novità e per i piccoli dettagli. Quello che a me non piace in questo momento del calcio è la situazione del portiere, perché è qualcosa per cui bisognerà trovare il modo di velocizzare. Adesso c’è la regola degli otto secondi, che viene applicata pochissimo; c’è un’altra situazione in cui la palla è ferma a terra e passano anche trenta secondi prima che il portiere inizi a giocare. Questo per sfruttare il fatto che il portiere, giustamente, è diventato molto abile anche a giocare con i piedi. Un’altra cosa che mi piace molto poco e che bisognerebbe forse cercare di ridurre è il tempo con cui gioca il portiere. Contro l’Inter, per esempio, il portiere ha avuto cinquantuno volte la palla tra i piedi: questo non piace alla gente, diventa davvero qualcosa di… Il calcio è giocare in avanti. Il passaggio all’indietro fino al portiere, ho capito il possesso palla, ma diventa un’altra cosa che non piace al pubblico. Il pubblico vuole vedere i contrasti, i dribbling, vuole vedere il gioco in avanti, altrimenti il rischio, al di là delle singole squadre, è che diventi un calcio brutto, molto più simile a un calcetto. Il calcetto a volte è bello da giocare, ma è molto brutto da vedere. Bisogna cercare, secondo me, da amante del gioco del calcio, qualcosa che porti a giocare in avanti e non all’indietro. Non è facile, però quando vedo il portiere che tiene la palla nei piedi per dieci, venti, trenta secondi, con tutti fermi, non mi piace: non è una bella partita. Voglio vedere la palla sempre tra i piedi dei giocatori di qualità”.
Si ritiene soddisfatto di Soulé?
“Sono molto soddisfatto di Soulé, ma lo sono di tutti in generale. È una squadra che gioca con grande spirito e che ha il consenso dei propri tifosi, anche quando non riesce a raggiungere il risultato sperato. Questa è la cosa più importante. Soulé, sicuramente, tra tutti quanti ha delle caratteristiche particolari che piacciono di più alla gente”.