Baptista si racconta: “Alla Roma mi sentii tradito. E ci fu una campagna per mandarmi via”

L’ex giallorosso ripercorre gli anni nella Capitale: dalla scelta di arrivare a Trigoria ai gol simbolo, fino alle pressioni e al caso della telecronaca di Parma-Roma

Jacopo Mandò -
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Julio Baptista
Julio Baptista in giallorosso: confessioni sugli anni alla Roma – Romaforever.it

Nel racconto lungo con Fanpage, Julio Baptista torna su ciò che ha vissuto alla Roma senza filtri. Non per riscrivere la storia, ma per spiegare come si può amare una piazza e, allo stesso tempo, sentirsi spinto verso l’uscita.

Mi convinsero i brasiliani”: perché scelse Roma

Baptista ricorda la chiamata che lo portò in giallorosso: l’allenatore lo voleva, ma a fare la differenza furono soprattutto i contatti continui con i tanti brasiliani presenti nello spogliatoio, alcuni compagni anche in nazionale. Alla fine accettò, racconta, e fu felice della scelta: a Roma – sottolinea – rafforzò persino il rapporto con sua moglie.

Il gol che sceglierebbe: derby, peso specifico

Tra i momenti da ricordare, ne cita due: la rovesciata col Torino e la rete nel derby con assist di Totti. Ma se deve scegliere, sceglie il derby: per lui conta il “peso” della partita, non solo la bellezza del gesto.

Il rapporto con Ranieri e il tema leadership

Sul legame con Claudio Ranieri non nasconde le difficoltà, ma evita lo scontro: lo definisce un allenatore esigente, con un tipo di leadership diverso, e dice di aver comunque imparato qualcosa anche da quel rapporto.

Dopo Totti ero tra i più pagati”: pressione e campagna mediatica

Il passaggio più forte è quello delle pressioni. Baptista sostiene che a un certo punto ci fosse una campagna per farlo andare via: non giocava con continuità e, considerando che era tra i più pagati (subito dopo Totti), la situazione generava tensioni. Dice di averla gestita bene, perché esperienze così ti fanno crescere.

E sul famoso “vattene via” in telecronaca durante Parma-Roma è netto: non ha mai cercato chiarimenti con quel telecronista, perché – spiega – nel mondo c’è sempre chi critica per ferire, e a quel tipo di cattiveria non vuole dare importanza.