Torna a parlare Gianluca Petrachi e, con lui, riaffiorano i giorni caldi in cui la Roma cercava l’allenatore per il dopo Ranieri. In una lunga intervista l’ex direttore sportivo giallorosso ha ricostruito la lista di candidati che aveva in mente prima di arrivare a Paulo Fonseca.
In cima c’erano due nomi: Antonio Conte e Gian Piero Gasperini. Con il tecnico leccese – racconta Petrachi – c’era un rapporto consolidato, al punto che «sarebbe venuto» alla Roma. Il dialogo con il presidente James Pallotta, però, fece emergere dubbi sulla reale spinta del club verso un progetto “da scudetto”: Conte non percepiva quella fame di vittorie che considerava indispensabile.
Subito dietro c’era Gasperini, allenatore che Petrachi stimava da tempo e che aveva già provato a portare al Torino. Il tecnico dell’Atalanta, però, preferì restare legato alla famiglia Percassi, con un altro anno di contratto e alcune dinamiche societarie in giallorosso che non lo convincevano del tutto. La terza opzione era Roberto De Zerbi, ma il tecnico aveva già dato la sua parola a Giorgio Squinzi per continuare al Sassuolo e scelse di non tornare indietro.
Solo dopo questi tentativi andò in porto la pista Fonseca, allora alla guida dello Shakhtar Donetsk, con cui partirono i contatti poi sfociati nella firma.
Fonseca e quei 70 punti: stima intatta ma “carattere” incompiuto
Nonostante fosse in fondo alla lista, Petrachi rivendica ancora oggi la scelta di Fonseca. Sottolinea come con il tecnico portoghese la Roma abbia chiuso la Serie A 2019-20 a quota 70 punti, un traguardo che – ricorda lui stesso – nessuno ha più eguagliato dopo il suo addio.
L’ex ds continua ad apprezzarne l’idea di gioco e l’organizzazione: per lui resta un allenatore capace, ma con un limite preciso. Se il portoghese avesse avuto, a suo dire, qualche dose in più di personalità e durezza nelle scelte, avrebbe potuto incidere ancora di più nell’ambiente romanista.
Il rimpianto Totti: “Lo volevo come braccio destro”
C’è anche spazio per un nome che a Roma non è mai neutro: Francesco Totti. Petrachi rivela di aver provato a coinvolgerlo direttamente nel suo progetto dirigenziale: «Gli chiesi di restare al mio fianco e di essere il mio braccio destro», ammette, lasciando intendere che la storia in giallorosso sarebbe potuta andare diversamente se avesse avuto l’ex capitano accanto a sé nei corridoi di Trigoria.
Un intreccio di occasioni mancate, scelte obbligate e rimpianti che, a distanza di anni, continua a raccontare quanto fosse delicato l’equilibrio interno della Roma in quella stagione di passaggio.