Nel giorno dopo di Cagliari-Roma, la sconfitta per 1-0 continua a far rumore. A leggerla con lucidità è Paolo Condò, che in un’intervista al Corriere della Sera ha messo a fuoco limiti e contraddizioni della squadra di Gasperini, soprattutto dal centrocampo in su.
Gli errori di Celik e Ghilardi, ma la difesa non è alla sbarra
Secondo Condò, le partite della Roma sono ormai diventate gare ridotte all’osso, molto equilibrate e decise quasi sempre da un episodio. In Sardegna gli episodi sono stati due, entrambi a tinte giallorosse: l’espulsione di Celik che ha rotto l’equilibrio e la disattenzione di Ghilardi sul gol di Gaetano, a chiudere il conto.
Eppure, pur sottolineando il peso specifico di questi errori, il giornalista non mette il reparto arretrato sul banco degli imputati: la Roma mantiene ancora la miglior difesa del campionato, dato che per Condò non può essere ignorato. Lo scivolone di Cagliari, insomma, non cancella l’affidabilità complessiva del blocco difensivo, pur con la serata storta di qualcuno.
Il vero problema è davanti: Ferguson, Dybala, Baldanzi e Soulé
L’affondo più duro arriva sulla fase offensiva. Condò evidenzia come, nonostante il tempo che passa, non si vedano veri passi avanti nel gioco d’attacco. La pazienza nei confronti di Ferguson – reduce da un’altra prova opaca dopo il gol alla Cremonese – rischia di esaurirsi, mentre Dybala, utilizzato a sprazzi e mai davvero continuo, diventa un lusso difficile da sostenere per una squadra che dovrebbe capitalizzare ogni mezza occasione.
Su Baldanzi, il ragionamento è tattico e fisico: la sua disponibilità a prendere colpi è apprezzabile, ma la fragilità suggerirebbe, secondo Condò, un arretramento del suo raggio d’azione verso una regia più bassa, piuttosto che una presenza costante in area. Soulé, infine, viene visto come un diversivo importante, ma non può essere l’unica minaccia offensiva di una Roma che ambisce ai piani alti.
Il messaggio, in sintesi, è chiaro: la sconfitta di Cagliari nasce dagli errori individuali, ma la chiave per il futuro passa dall’evoluzione – ancora incompiuta – del gioco offensivo di Gasperini.