Per Mario Giuffredi, il passaggio di Jordan Veretout dalla Fiorentina alla Roma non è stata una semplice trattativa di mercato, ma la più complicata della sua carriera.
Nel podcast Zero Possibilità, il procuratore ha raccontato come si sia trovato “in mezzo” tra le esigenze di un club che non voleva cedere il suo giocatore più importante e una Roma decisa a portarlo a Trigoria.
Con l’arrivo di Rocco Commisso a Firenze, Veretout era considerato uno dei pilastri del progetto viola. Dall’altra parte c’erano la Roma di Fonseca e il ds Petrachi, pronte a offrire al centrocampista un contratto quadruplicato rispetto a quello in Toscana. Per Giuffredi, che aveva la procura del francese da pochi mesi, si trattava anche di un’occasione chiave a livello professionale.
Lo stop a Roma e la “genialata” per ribaltare i tavoli
Convinta a fatica la Fiorentina a cedere, Giuffredi pensava di aver chiuso il cerchio. Invece, una volta fatto arrivare Veretout a Roma, si è ritrovato con le “carte cambiate”: condizioni diverse da quelle pattuite, un quadro economico che non lo convinceva più.
A quel punto, il bivio: accettare tutto e “fare la parte dello scemo”, oppure forzare la mano. La scelta è stata drastica: l’agente racconta di aver detto al giocatore di tornare indietro, togliendolo di fatto dal tavolo della Roma.
Un gesto forte, che ha ribaltato gli equilibri. Senza più il calciatore a disposizione, i giallorossi sono tornati al tavolo e, il giorno dopo, è arrivato l’accordo contrattuale definitivo.
Solo allora Veretout è rientrato a Roma, con i documenti già firmati: “Non mi fidavo più”, ammette Giuffredi. Un retroscena che, a distanza di anni, racconta quanto quel trasferimento sia stato meno lineare di quanto fosse sembrato dall’esterno.