Arrivati a questo punto della stagione, la Roma non è più una sorpresa.
È una squadra che dà l’idea di esserci sempre, nel gioco e nei risultati. E porta addosso la firma di Gian Piero Gasperini, arrivato in estate per aprire un nuovo ciclo giallorosso.
A fotografare il momento è uno che certe dinamiche della Capitale le conosce bene: Fabio Capello.
Intervenuto a Sky Sport, l’ex tecnico dello Scudetto 2001 ha messo a fuoco il cuore del lavoro del Gasp: forza, volontà, carattere e soprattutto continuità.
Proprio la continuità, a Roma, è sempre stata il vero esame di maturità: un ambiente che tende a esaltarsi dopo le vittoriee a deprimersi dopo le sconfitte, dove mantenere alta l’attenzione è spesso più complicato che preparare una partita.
Secondo Capello, Gasperini è stato bravissimo a infondere fiducia in un gruppo che nei primi mesi doveva ancora conoscersi.
Ha studiato le caratteristiche dei giocatori, ha aggiustato il sistema passo dopo passo e oggi – è il sottotesto del suo ragionamento – sembra avere chiaro cosa ognuno possa dare dentro un calcio molto dispendioso, fatto di pressione alta, corse e concentrazione continua.
L’effetto si vede anche sui singoli.
Dybala, di cui nessuno metteva in dubbio il talento, è tornato centrale con continuità di rendimento.
Soulé è l’emblema di come il tecnico sia riuscito a “entrare nella testa” dei giocatori, facendoli sentire dentro un progetto e non semplici comparse.
“Come la mia Roma”: il paragone con Batistuta e l’avvertimento sulle coppe
A un certo punto a Capello viene chiesto se ritrovi qualcosa della sua Roma in questa versione giallorossa.
La risposta è netta: sì, gli sembra di respirare la stessa aria.
Il parallelo è soprattutto progettuale: anche lui al primo anno aveva una squadra in costruzione, mentre nel secondo si cercava “qualcosa in più”, un tassello decisivo.
All’epoca si chiamava Gabriel Batistuta, colpo fondamentale per trasformare una Roma ambiziosa in una Roma vincente.
Del Gasp, Capello sottolinea la capacità di essere stimolante e diretto sia con lo spogliatoio che con la società.
Un allenatore che sa convincere i giocatori a fare cose diverse da quelle a cui erano abituati, chiedendo sacrifici ma offrendo in cambio un salto di qualità.
È qui che l’ex commissario tecnico si rivede di più: nella ricerca quasi ossessiva della vittoria come unico vero “godimento” possibile in una piazza godereccia come Roma, dove il rischio di accontentarsi dell’applauso è sempre dietro l’angolo.
Il messaggio finale è duplice.
Da una parte, la convinzione che la Roma resterà competitiva fino alla fine: Gasperini – parola di Capello – “sarà sul pezzo” e continuerà a spingere la squadra sulla strada della maturazione, soprattutto dei più giovani.
Dall’altra, però, c’è l’avvertimento: le coppe pesano, tolgono energie e giorni di recupero.
Nel lungo periodo questo può favorire chi – come il Milan – ha un calendario meno congestionato o riesce a gestire meglio le rotazioni.
È il solito equilibrio sottile della Capitale: tra entusiasmo e prudenza, tra voglia di sognare e necessità di restare lucidi.
Intanto, però, una cosa è certa: se uno come Capello dice che “si respira la stessa aria” della sua Roma, vuol dire che il lavoro di Gasperini sta davvero lasciando il segno.