Francesco Moriero, romanista dal ’94 al ’97, torna a parlare della sua ex squadra e sceglie una via di mezzo tra cuore e ragione: la Roma è prima con merito, gioca bene ed è trascinata da un entusiasmo palpabile, però «è presto per sentenze». Sullo sfondo, la definizione che riassume tutto: Gasperini è un maestro. Un riconoscimento che, letto oggi, suona come promemoria: la strada è quella giusta, la sfida è restarci.
Cosa vede Moriero (e perché conta)
Lettura semplice e centrata: identità chiara, principi riconoscibili (aggressione, ritmo, verticalità), spogliatoio che ha assorbito la richiesta del tecnico. È il capitale più difficile da costruire: quando la squadra sa cosa fare senza palla e come colpire con palla, i punti non sono un incidente. Moriero non si stupisce del bottino: lo collega al metodo Gasp e a una Roma che ha messo insieme prestazioni e risultati.
Cosa serve per restare in vetta
La prudenza non è frenata, è roadmap: servono continuità post-sosta, gestione degli infortuni e qualche gol in più dagli attaccanti per trasformare il volume di gioco in margine reale. Gennaio aiuterà? Sì, ma senza snaturare l’equilibrio costruito: innesti funzionali, non fuochi d’artificio. La morale del giorno è il mix che piace a Moriero: identità forte e piedi per terra. Con questa combinazione, l’idea di “resistere fino alla fine” smette di essere slogan e diventa obiettivo credibile.