Quando parla Paulo Roberto Falcao a Roma non è mai solo nostalgia. È sempre una lezione. Nell’intervista al Corriere della Sera l’ex numero 5 giallorosso ha messo insieme tre piani: la Roma di oggi, quella di Liedholm e il suo addio. Ne esce un quadro chiarissimo: «Con Gasperini la Roma è in ottime mani. Non combini quello che ha combinato lui con l’Atalanta se non hai valore». E poi: «Il campionato non esce da Roma, Napoli, Inter e Milan. La Juve la vedo un po’ indietro». Roma dunque dentro al discorso Scudetto, ma con una raccomandazione: calma.
«Questa Roma sorprende, la nostra era costruita per stupire»
Falcao spiega il parallelo: la Roma attuale “sorprende” perché ha assimilato in fretta un calcio esigente, la sua invece era stata pensata per cambiare il gioco in Italia. Lì c’era Liedholm, la zona, l’idea di prendere lui perché «in Brasile marcavamo lo spazio». «Abbiamo cambiato il calcio – dice – poi è arrivato Sacchi e ha aggiunto il pressing». Il Barone, racconta Falcao, «lo amavo, di un amore vero».
Il non-rimorso di Falcao
Tema Liverpool ’84: per tutti è il rigore non tirato, per lui no. «Il mio rimpianto non è il rigore. È non averla giocata: ero morto, camminavo. Avevo già tirato il quinto in Roma-Torino ’81, ma col Liverpool non potevo». A chi (come Nela) non l’ha perdonato, non risponde: «Non ho nulla da dire». E rilancia la sua battaglia storica: «Con la VAR avrei vinto almeno uno scudetto: il gol di Turone è ancora scandaloso».
«Pelé è da un’altra parte»
Da brasiliano, chiude con una classifica che farà discutere: «Pelé è da un’altra parte. Poi vengono Maradona, Messi, Cruyff, Garrincha, Cristiano, Zico». E una carezza all’Italia: «Ancelotti CT del Brasile può vincere il Mondiale».