La notizia è il grazie. José Mourinho, premiato a Roma con l’Eccellenza del Mediterraneo dall’Associazione Giornalisti del Mediterraneo, ha messo in cima ai pensieri la sua ex squadra: “il legame tra me, Roma e i romanisti” e “due anni e mezzo meravigliosi” che restano “un motivo di grande orgoglio”. Oggi guida il Benfica, ma quel filo emotivo non si è mai spezzato.
Il segno lasciato: identità, appartenenza, uno spogliatoio
Quando nel 2021 arrivò a Trigoria, la Roma cercava una bussola. Mourinho l’ha data con carisma e prospettiva, riposizionando il club nel racconto europeo e dentro lo stadio. L’identità è stata il suo lascito più visibile: un gruppo che si riconosceva nella sofferenza organizzata, nel “noi” davanti all’avversario e nella capacità di far crescere il coefficiente competitivo al di là dei limiti. Il premio sottolinea proprio questo: leadership, passione, impegno sociale, oltre ai trofei che punteggiano la carriera.
Tirana, la notte che ha sbloccato la storia
Il 25 maggio 2022 la Roma ha alzato la prima Conference League: 1-0 al Feyenoord, Zaniolo decisivo, e uno scatto collettivo che ha aperto una stagione emotiva nuova per la città. Non solo un titolo, ma la fine di un’attesa, la prova che sì, si può vincere di nuovo in Europa. È il capitolo che ha cementato il rapporto tra allenatore, squadra e tifosi.
Budapest e l’“occasione mancata”
Alla sua epopea è mancata la zampata dell’Europa League 2022/23: finale persa ai rigori con il Siviglia dopo l’1-1, una notte segnata da decisioni arbitrali contestate e da un post-gara rovente. Per molti romanisti resta l’idea di un traguardo tolto da una svista; di certo, lì si è chiusa una porta che avrebbe potuto cambiare il prosieguo della storia — forse parleremmo ancora oggi di una Roma “Mourinhana”.