Ci sono carriere segnate da un trofeo, altre da un gol. Quella di Francesco Totti è segnata da una scelta: restare. Nell’intervista a “Fenomeni”, davanti a Luca Toni, il Capitano rimette in fila i crocevia di una vita sportiva che è stata anche atto d’amore.
Il primo “no” (a 12 anni)
A casa Totti, quando lui ha dodici anni, arriva il Milan. “Venne Braida e offrì 160 milioni di Lire”, racconta. È la madre a opporsi: “Mi voleva proteggere e voleva che restassi a Roma”. Quel “no” è un’impronta: non un rifiuto alla grandezza, ma una firma sull’appartenenza.
Il quasi Real e le altre strade
Passano gli anni, arriva il 2004: “Fui vicinissimo al Real Madrid. È mancata solo la firma, ma sono stato io a non metterla: è prevalso il cuore e l’amore per la gente di Roma”. Poi MLS, Torino (la chiamata di Mihajlović): tentazioni vere, risposta sempre uguale. “La mia scelta è sempre stata Roma o Roma”. Non è retorica: è identità.
Il legame che non si batte
I record possono cambiare proprietario: “Qualcuno potrà battere quelli in campo, ma superare il mio affetto e il legame con la gente è impossibile. Non sono mai stato più grande della Roma: ci siamo portati in alto a vicenda”. È qui che si spiega tutto: la carriera come patto reciproco, Roma come destino.