Il calcio corre veloce e chi anticipa gli altri sulla cura del dettaglio vince spesso prima ancora del fischio d’inizio. La Roma lo ha capito da tempo: accanto all’allenatore lavora un ecosistema di professionisti — performance, nutrizione, psicofisiologia, data analysis — che costruisce il giocatore di oggi come un atleta a 360°. A raccontare uno spicchio di questo metodo è Vincenzo Costa, ex medico sociale giallorosso fino a giugno 2024 e figura stimata nel panorama italiano.
Il “giocatore 24 ore”: sonno, alimentazione, prevenzione
Costa ha svelato un tassello cruciale del modello Roma: “A Trigoria usavamo un software che analizzava qualità e ore di sonno. Il monitoraggio avviene con piccoli orologi: all’inizio non tutti li usavano, ma oggi è chiaro che per giocare al massimo ritmo bisogna adottare tutte le accortezze e le prevenzioni possibili”. Tradotto: il calciatore non si “allena” solo dalle 10 alle 12, ma per l’intera giornata. Il sonno ottimizzato, abbinato a nutrizione personalizzata e carichi di lavoro modulati sui dati, riduce il rischio infortuni e allunga i picchi di forma.
Dai numeri al campo: perché conta (anche) per il gioco
Il tracciamento di sonno, stress e risposta ai carichi aiuta lo staff a calibrare sedute, intensità e minutaggi. Una micro-variazione nella qualità del riposo può cambiare il tipo di sessione programmata, lo step di forza in palestra, persino la scelta di un cambio in partita. È il calcio dei margini: 1% qua, 1% là, che alla lunga fa classifica. E quando il modello diventa cultura — con i leader dello spogliatoio a sponsorizzare buone abitudini — le tecnologie smettono di essere “gadgets” e diventano vantaggio competitivo.
Il messaggio
La Roma investe sul “giocatore totale”: non solo tattica, ma preparazione scientifica. Perché il vero game-changer, oggi, è spesso invisibile: ore di sonno di qualità, una colazione corretta, il timing giusto tra allenamento e recupero. È lì che si costruiscono stagioni sane e risultati pesanti.