Ci sono vittorie che compiono il giro del mondo e altre che completano un cerchio interiore. Per Totti, come dice a “Fenomeni”, lo Scudetto del 2001 è questo: non solo un titolo, ma la realizzazione di un’idea di sé dentro una maglia.
L’oro cucito addosso
“Non ho vinto uno Scudetto, ho vinto lo Scudetto con la mia maglia, perché la maglia della Roma è disegnata su di me”. La frase è un manifesto: la coppa non è sola, si porta dietro città, simboli, generazioni. “Viverlo da capitano, simbolo della Roma e romanista, è stato indescrivibile”.
Il paradosso apparente
Mondiale o Scudetto? “Vincere Mondiale e Scudetto sono due sogni… per me il primo era lo Scudetto con la Roma. Qualcuno dirà che sono pazzo, ma lo metto un gradino sopra”. È un paradosso solo per chi misura il calcio coi metri del palmarès. Per Totti la scala è emotiva: la maglia come patria, la Curva come famiglia.
Cosa resta
Quel 2001 non è nostalgia, è orientamento. Spiega perché certe scelte hanno senso anche quando sembrano andare “contro”. Perché restare può valere più di partire. Perché sentirsi parte a volte pesa più di essere dappertutto.