Nazionale, Mancini è sicuro: “Abbiamo un gruppo che vuole il mondiale”, poi la frase sulla Roma

Gianluca Mancini parla alla vigilia di Italia-Israele: gruppo, mentalità e un messaggio alla Roma.

Jacopo Mandò -
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Mancini con l'Italia
Gianluca Mancini in conferenza con il CT Gennaro Gattuso alla vigilia di Italia–Israele: “Vogliamo il Mondiale, serve una partita da finale” – Romaforever.it

La vigilia è densa e compatta come le partite “da non sbagliare”. Gianluca Mancini, insieme al CT Gennaro Gattuso, mette il timbro sul momento Azzurro e indica la rotta verso il pass: Tantissimo, è la cosa che vogliamo di più, dice della qualificazione. Domani c’è Israele (20.45), avversario “fastidioso”, già capace all’andata di trasformare un 2-4 all’86’ in un finale da brividi: L’abbiamo rivista: ci siamo fatti rimontare da polli. Sappiamo cosa abbiamo sbagliato e non dovrà accadere di nuovo.

Gruppo, identità, rischi calcolati

Per Mancini, prima dei numeri c’è l’atteggiamento. Modulo a tre o a quattro? Conta meno del modo in cui andiamo in campo: valutare rischi e vantaggi, restare dentro la partita. Il difensore della Roma insiste su un concetto: il gruppo come valore competitivo. “Per iniziare e sostenere un percorso serve coesione: allenarsi forte, ma col sorriso. Il mister ci mette nelle condizioni giuste: ci parla, ci capisce, pretende.” Ed è così che la partita con Israele diventa una finale mentale, prima ancora che tattica.

“Mi sono guardato allo specchio”: la frase sulla Roma

Quando gli chiedono della crescita, Mancini non gira attorno: Ho vissuto troppe partite in modo esagerato. Mi sono guardato allo specchio e ho cambiato: ora sono più concentrato e rendo di più. Un passaggio chiave che lega club e Nazionale: l’equilibrio trovato a Trigoria ha alzato il livello del suo calcio. E l’azzurro resta il sogno: Spero di restare qui più a lungo possibile. Sulla sfida di domani: Israele ha qualità davanti, lo sappiamo. Dovremo essere compatti e sporcare le loro linee.

L’impressione? L’Italia di Gattuso sta cucendo addosso ai propri leader un vestito di responsabilità lucida. A Mancini, oggi, non serve alzare la voce: basta la postura. Finale annunciata: dentro i 90’, niente distrazioni. E stavolta, l’86’ non dovrà valere un’altra lezione.