Henrikh Mkhitaryan torna su un bivio che ha cambiato la sua carriera. Estate 2019, ultimi giorni di mercato. «Mino mi chiama: dobbiamo andare via. Mi chiede: Milan o Roma?» racconta. L’armeno non fa la lista pro/contro: cerca un posto dove tornare a sentirsi sé stesso. «Io volevo solo giocare a calcio. Il Milan puntava su Taison; allora ho detto: andiamo a Roma e cerchiamo la felicità».
Dal derby di Londra al volo per Fiumicino
È il 30 agosto: Arsenal-Tottenham sta per iniziare. «Un’ora e mezza prima della riunione, Mino mi dice: dopo la partita prendi l’aereo e vola a Roma». Valigie pronte per la Nazionale? Cambiano rotta. «All’aeroporto lo steward mi fa: “hai firmato? Sono romanista!” Da lì è nato tutto». Atterraggio, tifosi, abbracci: l’impatto con la Capitale è travolgente.
«A Roma ho ritrovato la felicità»
«Dal primo giorno ho sentito un affetto pazzesco. Ho ritrovato la felicità e il piacere di giocare». Tre anni intensi, una città che resta addosso: «Italiano più che romano o milanese: mio figlio è nato a Roma, mia figlia a Milano. Entrambe sono casa».
Mourinho, seconda vita
Il capitolo più sorprendente è quello con José. Da Manchester, dove «non ci capivamo», a Roma: «Con lui è cambiato tutto. Io ero diverso, lui pure. Ho compreso la sua mentalità e la sua psicologia. L’Abbiamo rifatto: dopo l’Europa League, la Conference». Lo Special One resta uno: «Esiste un solo Mourinho».