Henrikh Mkhitaryan, oggi colonna dell’Inter, si racconta al Festival dello Sport di Trento, ripercorrendo un cammino che ha il sapore dell’esperienza e del riscatto. Il centrocampista armeno spiega il senso del titolo della sua autobiografia, “Sempre al centro”: “Significa molto perché ho sempre provato a fare il massimo per diventare un calciatore. Per giocare a quel gioco che mi piace tantissimo”.
Il racconto si sposta poi ai suoi anni in Germania, dove Mkhitaryan ritrova Jurgen Klopp, una figura chiave per la sua crescita. “Ogni volta che gli volevi parlare, lui era sempre disponibile. Mi ha aiutato molto nei momenti difficili. È un peccato perdere uno come lui nel mondo del calcio, ha dato tanto”. Quando poi arrivò Tuchel, la fiducia sembrava perduta: “In quel periodo volevo andarmene, ma lui mi disse che avrei fatto 15 gol e 15 assist. Aveva ragione, è andata davvero così”.
La chiamata del Manchester United e l’incontro con José Mourinho segnarono una nuova svolta. “Mi metteva in difficoltà per capire se fossi abbastanza forte. Gli sono grato, mi ha fatto crescere come uomo. È il suo modo per capire se può fidarsi di te”. Poi, l’esperienza italiana. “Tutto è iniziato quando Raiola mi disse che dovevo andare via. Scelsi la Roma, un’accoglienza pazzesca. Ho ritrovato la felicità e il piacere di giocare a calcio. Dal primo giorno è andato tutto benissimo”.
Ma la storia non finisce lì. Dopo tre stagioni intense, arriva la telefonata dell’Inter. “Ausilio mi voleva già dopo il secondo anno. Poi mi ha richiamato dopo la finale di Conference. La Roma non era chiara con me, avevo già dato la mia parola”. E sull’allenatore nerazzurro, parole di affetto: “Inzaghi mi ha dato una seconda giovinezza, è stato fondamentale per questa Inter. È un uomo vero”.
Oggi, con Chivu in panchina, Mkhitaryan guarda il calcio con un’altra prospettiva. “Farò 37 anni, accetto tutto per il bene del club. Lui ha un grande futuro”. E ripensando alle finali di Champions perse, l’armeno non ha rimpianti, solo orgoglio: “A Istanbul dovevamo perdere 3-0, ma abbiamo dimostrato di poter giocare alla pari. A Monaco, forse, ci siamo bruciati dopo quattro partite perfette contro Bayern e Barcellona. Ma fa parte del gioco”.