In pochi conoscono il suo percorso. Eppure, prima di diventare una delle promesse del tennis italiano, Flavio Cobolli aveva un’altra strada aperta davanti a sé. Giocava a calcio, sognava in grande e correva sulla fascia destra con una certa convinzione. “Sono partito alto a destra e poi mi sono spostato un po’ più in basso, sarei stato sicuramente sulla fascia. Alla Florenzi, un giocatore duttile”, racconta lui stesso. E non è un paragone casuale.
La passione per la Roma è qualcosa che non ha mai lasciato spazio al dubbio, neanche oggi, tra viaggi, tornei e impegni internazionali. Il tennista romano segue ogni passo della sua squadra con affetto quasi viscerale. “Chi sceglierei tra Totti e De Rossi? Tutti e due. De Rossi è stato il mio idolo calcistico e Totti la leggenda della mia squadra del cuore”, dice senza esitazioni.
Ma non è solo una questione di tifo. Cobolli è legato profondamente anche a chi in quella Roma ci gioca davvero, come Edoardo Bove, suo amico d’infanzia. Il loro rapporto va oltre il campo, oltre i ruoli. “Siamo molto amici, siamo legati sin da quando eravamo bambini… È una persona importante per me, per la mia carriera e per il mio futuro. Lo stimo, lo amo”, confessa Flavio. E se questo non bastasse a raccontare la forza del legame, lo fa la sua pelle: uno dei suoi 30 tatuaggi è proprio dedicato a Bove, al numero 52 che portava sulla schiena.
Cobolli non ha mai perso il contatto con ciò che lo rende autentico. Anche quando ha scelto la racchetta al posto del pallone, il filo che lo lega alla Roma e ai suoi affetti è rimasto saldo.