La fortuna aiuta gli audaci. Così si dice. E questa Roma, è innegabile, audace lo è eccome. Cinica, solida, per certi versi camaleontica. Merito del suo allenatore che, nonostante una rosa non propriamente in linea con la sua filosofia di gioco (anzi), è riuscito in poco tempo ad entrare nella testa dei giocatori. Ieri, nel successo di Firenze, c’è stato allora un po’ di tutto questo: sotto nel punteggio, i giallorossi non si sono scomposti e sono riusciti a ribaltare il risultato grazie ad un super Soulé, autore di un gol e di un assist. Poi, nella ripresa, Gasp ha cambiato modo di giocare – anche per via di alcune scelte obbligate (“Ferguson non poteva entrare per un problema alla caviglia“, ha spiegato il Mister) – affidandosi alla classe di Dybala e Pellegrini per “spezzare le iniziative viola, tagliando i rifornimenti all’attacco pesante schierato da Pioli“.
Vittoria da grande squadra: e quel pizzico di fortuna che non guasta
Si discuteva però della buona sorte. In tanti, forse per ridimensionare il lavoro di Gasperini (in fondo chi si aspettava la Roma lassù?), da tempo additano nell’eccessiva fortuna i risultati vincenti dei giallorossi. Ieri, è innegabile, un po’ fortunata la squadra lo è stata. Parliamo ovviamente dei due legni colpiti da Kean e Piccoli, così come del gol divorato a porta spalancata da Gosens. Ciò non toglie però che i giallorossi abbiano meritato il successo. Altro che fortuna insomma (in fondo pure Dovbyk ha sbagliato un gol abbastanza clamoroso).
Gasperini ha però voluto chiarire ugualmente questo punto: “Gli episodi sono stati casuali” – ha detto il tecnico – “abbiamo corso un rischio davvero grosso su Gosens, poi il tiro di Piccoli è difficile da evitare“. Gasp rincara lo dose: “E’ vero, potevamo sfruttare meglio gli spazi in attacco, più che chiudere la gara abbiamo pensato a gestirla. Però abbiamo controllato gli episodi, che sono stati piuttosto singolari e, ripeto, casuali, in un secondo tempo in cui sì non producevamo grandi ripartenze, ma rischiavamo anche pochissimo“.