Roma, dopo il Lille una sola certezza: Svilar è tra i portieri migliori al mondo

Dall’adolescenza d’oro al Benfica al presente giallorosso: perché oggi Mile è un top.

Jacopo Mandò -
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Mile Svilar durante Roma-Lille
Mile Svilar protagonista all’Olimpico: para e convince in Roma-Lille e leadership tra i pali nel brillante avvio di stagione giallorosso – Romaforever.it

A volte il talento ha bisogno di perdersi per ritrovarsi. Mile Svilar, prodigio in età adolescenziale, ha attraversato la sua zona d’ombra prima di sbocciare davvero a Roma. Ieri, contro il Lille, è stato il migliore dei giallorossi: riflessi, presenza, freddezza. Non è un episodio isolato, ma la conferma di una crescita che ormai fa curriculum. Oggi Svilar è la differenza tra subire e resistere, tra restare in partita e crollare.

La parabola

Arrivato nella Capitale come talento da rimettere in carreggiata, Svilar ha avuto pazienza. All’inizio lo schermo davanti era Rui Patrício, l’esperienza come barriera naturale. Poi, la fessura: qualche rotazione, una chance, l’incipit di una stagione in cui non è più uscito dal fotogramma. Il suo salto non è solo tecnico (uscite più pulite, postura più aggressiva, tempi di reazione affinati), è soprattutto mentale: il portiere che “sente” la partita, la accarezza quando serve e la strappa quando occorre. Lo si vede nei momenti caldi — un corpo messo davanti alla conclusione di Orban col Verona, la lucidità sul traffico d’area — e nella gestione emotiva dopo l’errore altrui: il gol del Lille nasce da una palla persa sulla sinistra, non da un difetto di guanti.

I numeri che parlano 

Dentro questo inizio di stagione c’è un dato-faro: 13 salvataggi in 5 gare e una percentuale di interventi positivi intorno al 93%, ritmo da élite. Non solo reattività: coi piedi, oltre 170 passaggi tentati con precisione sopra il 70%, e un buon tasso di successo anche sul gioco lungo. Tradotto: Roma più corta, meno sofferenza sulle seconde palle, difesa che si alza sapendo di avere alle spalle un portiere che “comanda” l’area. E quando la rete si muove, quasi mai è per colpa sua: a Torino la prodezza di Simeone in transizione; col Nizza il rigore; ieri un tiro imparabile a tu per tu dopo un errore di gestione. Il filo rosso è chiaro: Svilar regge l’urto e abbassa il punteggio, la cosa più preziosa per una squadra che sta costruendo identità. Se questo è solo l’inizio, il tetto non lo abbiamo ancora visto.