La Roma vince, ma il gol continua a essere un tabù per i suoi attaccanti. Né Artem Dovbyk né Evan Ferguson hanno ancora trovato la via della rete in giallorosso. Un dato sorprendente, soprattutto se si pensa che le squadre di Gian Piero Gasperini, da sempre, hanno costruito fortune anche grazie alla prolificità delle punte centrali. L’ultimo esempio è stato Mateo Retegui, capocannoniere della scorsa Serie A proprio al centro dell’attacco del “Gasp”.
Dovbyk, tanto lavoro ma pochi pericoli
Contro il Nizza, Dovbyk è partito titolare, restando in campo 69 minuti senza mai riuscire a calciare nello specchio. Le sue statistiche raccontano di appena 21 tocchi, 9 passaggi riusciti e un solo dribbling tentato (riuscito). In area, però, non si è mai visto: appena 0.06 xG e un tiro bloccato a referto. Ha combattuto nei duelli aerei (5 totali, solo uno vinto) ma ha perso 6 palloni. Numeri che certificano una presenza generosa ma sterile.
Ferguson, impatto ancora invisibile
Entrato al 70’ al posto dell’ucraino, Ferguson non ha inciso: 12 tocchi, 6 passaggi riusciti su 9 e un solo tiro bloccato. Anche per lui nessun passaggio chiave, nessuna conclusione pericolosa, con 4 palloni persi e 2 falli commessi. Il centravanti irlandese appare ancora in cerca di fiducia, schiacciato dal peso delle aspettative.
La Roma di Gasperini subisce poco, vince e convince in termini di solidità, ma l’attacco resta un rebus. Con Roma–Verona all’orizzonte (domenica 28 settembre alle 15), la domanda è inevitabile: quando inizieranno a segnare le punte? Perché se difensori e centrocampisti hanno già risposto presente, la chiave per volare più in alto passa dai gol di Dovbyk e Ferguson.