
La sconfitta con il Torino brucia, soprattutto perché arrivata al termine di una partita bloccata, dove ai giallorossi è mancato lo spunto decisivo. Ma chi conosce Gian Piero Gasperini sa che non è la prima volta che l’inizio di un’avventura prende una piega tortuosa.
L’avvio nero e la rinascita con la Dea
Era l’autunno del 2016 quando a Bergamo si parlava già di panchina a rischio: quattro sconfitte e una sola vittoria nelle prime cinque giornate, con l’Atalanta che sembrava condannata a un campionato di sofferenza. Eppure, da quel momento, nacque una delle più belle favole del calcio italiano moderno: i nerazzurri rimontarono in classifica, chiusero al quarto posto e inaugurarono un ciclo europeo indimenticabile.
Una lezione da cogliere
Oggi la Roma si ritrova in una situazione meno estrema, ma simile per sensazioni. La squadra c’è, il progetto è chiaro, ma la sconfitta di Torino mostra quanto la strada sia lunga. Il paragone con Bergamo è inevitabile: Gasperini ha sempre trovato nel tempo il suo alleato migliore. Per questo il ko di ieri non va letto solo come battuta d’arresto, ma come possibile premessa di un futuro più luminoso.