
Paulo Dybala e Matias Soulé, due talenti argentini, due numeri dieci nell’anima, due stili tanto affini quanto potenzialmente conflittuali. Possono davvero convivere in campo senza annullarsi? E soprattutto, c’è spazio per entrambi in una Roma che sta cercando di plasmarsi sulle idee di Gian Piero Gasperini?
Dopo due vittorie nelle prime due giornate di campionato, la Roma ha mostrato solidità e verticalità, qualità che l’allenatore pretende dalle sue squadre. Ma quel che ha destato maggiore interesse è ciò che è accaduto tra il finale di Pisa-Roma e l’amichevole durante la pausa per le Nazionali: un esperimento tattico che sembra aver indicato una strada possibile.
Dybala non è ancora al massimo della forma ed è stato quindi assente dall’undici titolare, ma non dal piano strategico di Gasperini. Dietro le quinte si lavora per costruire un meccanismo che permetta a lui e a Soulé non solo di dividere lo spazio, ma di interagire in modo efficace, valorizzandosi a vicenda. Il tecnico sembra aver colto che la chiave non è sacrificare uno dei due, ma ristrutturare l’assetto per esaltare entrambi.
L’idea che prende forma è quella di una Roma più fluida, meno legata agli schemi rigidi visti in passato. In questa nuova versione, Dybala potrebbe agire più vicino alla porta, sfruttando la sua capacità di colpire con pochi tocchi, mentre Soulé si muove più largo e più profondo, cucendo il gioco e creando superiorità numerica. I primi segnali fanno pensare che la compatibilità non sia un’utopia tattica, ma una questione di tempi e spazi ben distribuiti.
Questa scelta è stata agevolata anche da quanto accaduto nel mercato estivo. Alcuni movimenti in uscita hanno liberato zone del campo e così, il progetto tecnico ha preso una direzione più chiara, permettendo a Gasperini di insistere con le sue idee senza compromettere la qualità offensiva.
In una squadra ancora in fase embrionale e in attesa che Dybala recuperi completamente, l’integrazione con Soulé potrebbe essere la chiave per dare alla Roma non solo imprevedibilità, ma anche quella continuità che spesso è mancata nelle passate stagioni. L’intelligenza calcistica di entrambi non è in discussione, ma è l’armonia tra loro a fare la differenza.
Gasperini ha capito che due fantasisti possono coesistere, se le regole del gioco vengono riscritte. Non serve chiedere a uno dei due di snaturarsi. Basta riconoscere che il calcio moderno premia chi sa adattarsi, chi sa leggere le sfumature, chi osa cambiare pelle senza perdere identità.
E’ quando due talenti con la stessa lingua e lo stesso istinto iniziano a capirsi, è lì che il gioco comincia davvero.