
Quando un calciatore si avvicina al tramonto della carriera, ogni parola diventa confessione. Edin Džeko, che a Roma ha lasciato tracce profonde, ha parlato al Corriere dello Sport a ridosso del debutto ufficiale con la Fiorentina. E tra ricordi e nostalgia, è ancora la Roma ad occupare una parte importante del suo racconto.
Il tempo che sfugge e il peso della maglia
«Francesco? Io oggi lo capisco». L’addio al calcio giocato, che Totti aveva descritto come un terremoto interiore, è ora la stessa ferita che sta per attraversare Džeko. «Lasciare una vita intera è destabilizzante», ha raccontato al Corriere dello Sport, ricordando come tra stadi pieni, spogliatoi e allenamenti abbia costruito gran parte della sua identità. Non importa quanto tu abbia avuto successo: il distacco dal campo resta un dolore universale.
Spalletti e la notte più magica
Il cigno di Sarajevo non dimentica i maestri che lo hanno guidato: «Con Spalletti sono cresciuto, mi ha cambiato come giocatore». E non dimentica l’apice, quella notte dell’Olimpico, Roma-Barcellona 3-0: «È stato come vincere la Champions». Il gol, la Sud, il sogno che diventava realtà, il simbolo di un’epopea collettiva che lo ha reso immortale agli occhi dei romanisti.