
Sessantuno anni, una vita intrecciata ai colori giallorossi e un numero sulle spalle che non è solo un simbolo, ma una responsabilità. Giuseppe Giannini, “il Principe”, si è raccontato alla Gazzetta dello Sport in un viaggio tra ricordi, emozioni e riflessioni senza tempo.
La 10 come destino
“Il 10 della Roma è stato il mio sogno“, ammette Giannini, ricordando il giorno in cui ereditò la maglia più pesante. “Davo geometria e fantasia, poi sono diventato capitano e quella fascia, insieme al numero, racchiudeva ciò che ero e volevo essere per la Roma“. Per il Principe la 10 non è solo fascino ma responsabilità: “A Roma è storia. Il punto non è indossarla, ma come lo si fa. Dopo di me c’è stato Totti e poi nessuno: forse solo Dybala può essere inserito in quel gruppetto. Altri così non li ho visti“.
Fedeltà, amore e ricordi
Il Principe non si è mai pentito di aver rifiutato la Juventus: “Non sono uno che rimugina. Ho detto no perché credevo nella Roma e nella mia famiglia“. La discrezione di allora rimane il suo tratto: “Mi arrivavano tante lettere d’amore, qualcuna la leggevo, poi le buttavo. Avevo già accanto una donna bellissima, che è ancora con me“. E oggi, nel giorno del suo compleanno, Giannini guarda indietro con un sorriso: “Forse non vengo sempre riconosciuto, ma ricordato sì. Ho dato tutto alla Roma, ed è questo che conta“.