Candela: “Totti meritava il pallone d’oro. Roma? Ho un solo rimpianto”

L’ex difensore giallorosso ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport parlando del suo passato nella Capitale: ecco le sue dichiarazioni

Luca Mugnaioli -
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Candela e Totti – (Romaforever.it)

Uno scudetto e una Supercoppa, Candela è senza dubbio uno dei simboli della Roma vincente tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000. Otto meravigliose stagioni in cui il difensore ha saputo ritagliarsi un posto nel cuore del popolo giallorosso. Ancora oggi, non a caso, è sicuramente uno dei giocatori a cui i tifosi ripensano con maggiore affetto.

Con Cafù, poi, formava una coppia di terzini che di fatto la Roma non ha più avuto: “Due campioni del mondo, mica facile”, dice Candela. Il suo non era un carattere semplicissimo: “Ho litigato con tutti, ma con Zeman di più“, scherza l’ex romanista. “Con Capello? Uguale. Poi però abbiamo costruito un rapporto favoloso“.

Candela su Totti: “Ci capivamo al volo”

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Le parole di Candela su Totti: “Era unico, ci capivamo al volo” – (Romaforever.it)

Della sua lunga intervista oggi in edicola sulla rosea è impossibile non citare le parole spese su Totti. Accostato, peraltro, ad un altro mostro sacro della storia recente del calcio, Zidane. Con il quale lo stesso Candela ha giocato.

Sono due amici” – esordisce l’ex Roma – “Francesco aveva una velocità di pensiero strabiliante, un dono di Dio. Ci capivamo al volo. Prima ancora che gli arrivasse il pallone, dalla postura del corpo, sapevo dove avrebbe calciato”.

Forse avrebbe meritato il pallone d’oro. Calciava con una facilità unica e segnava più di Zidane. Quest’ultimo invece credo sia stato il giocatore più elegante mai visto sulla faccia della terra. Aveva il fisico di un gladiatore ma si muoveva come un ballerino“. Insomma, parole al miele per entrambi.

Il rimpianto più grande della carriera: parole d’amore per la Roma

Alla Roma Candela è rimasto legatissimo. La definisce “la squadra della sua vita“. “Ho passato otto stagioni, le migliori. Sono rimasto a vivere in città, i miei figli sono nati qua. Ormai sono trent’anni che sto nella Capitale, anzi. Pensandoci ho passato più tempo a Roma che in Francia!”. 

E quando gli chiedono il rimpianto più grande della sua carriera l’ex giallorosso non ha dubbi: Il rimpianto è stato proprio lasciare la Roma. Avrei potuto ragionare con più lucidità, magari mettere al servizio la mia esperienza. Ma sono fatto così, deciso d’istinto e non amo le sfumature”.